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Mettere insieme, in qualsiasi ordine, le parole "Los Angeles", "Ross Robinson"
e "Roadrunner" porta inevitabilmente a pensare ad un gruppo clone dei
Korn. Non e' questo il caso degli Amen pero', band nata dallo scioglimento
degli Snot e fautrice di un metal si' spigoloso, duro e
"brutto, sporco, cattivo" ma lontano da tutto cio' che fa tendenza al momento.
Sotto una superficie ruvida e tagliente (e ripeto, metallica) batte forte un
cuore punk, come si evince dal riffeggiare secco e conciso, dalle ritmiche
essenziali, dalle vocals pungenti di Casey Chaos e dall'urgenza che permea
l'intero lavoro: quattordici pezzi brevi e travolgenti che afferrano alla gola
e urlano tutto quello che hanno da urlare in tre minuti scarsi. Si potrebbe
quasi sfruttare la pubblicita' della Roadrunner stessa, che cita seminali
delinquenti del rock come MC5 e Stooges (ma non i Korn, probabilmente chiamati
in causa per attirare l'attenzione dei piu' giovani): il paragone ci sta tutto,
quasi come se gli Amen fossero un'ideale prosecuzione moderna di quel sound che
oggi rivive grazie ad un'ondata di gruppi simpatici e divertenti per quanto di
maniera (il rock scandinavo insomma). Asprezza, rabbia, grande impatto e
senso della canzone, questi i numeri con cui gli Amen raccolgono l'eredita' del
punk'n'roll piu' graffiante ed incisivo trasformandosi negli ideali epigoni
moderni delle band di Iggy Pop e Rob Tyner. Se qualcuno ve li spaccia
superficialmente come gli ennesimi nati sulla scia del "new metal" non
credetegli, e lasciate che questi brani compatti, sanguigni e originali lo
zittiscano!
VOTO: 1/1 Niccolo'
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