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2 Maggio 2008
GOFFO
12 giugno 2006.
Le statistiche dicono che il 30% degli incidenti individuali succedono in bagno, ed il 20% sul luogo di lavoro. A scivolare nei cessi in Siemens, praticamente, scopro di essere un vero "numero". Ho ancora il culo dolorante per la caduta: le piastrelle sono dure, anche quando si cerca di fermare la caduta aggrappandosi scompostamente al lavandino... Insomma. Sono scivolato nel cesso di Siemens. Ho preso una culata, facendo "SGUISH". Mi sono salvato appoggiandomi scompostamente al lavandino. Ci pioveva dentro, c'era bagnaticcio, e sono scivolato. Punto.
22 dicembre 2006.
Torno verso casa dopo Inferno, sono circa le due di notte. Sono appena uscito dal casello autostradale di Rapallo, e mi sto inerpicando su per l'angusta strada campestre di casa. Tutto intorno, tira un vento fortissimo che mi costringe ad andare piano. Veramente piano. A cinquecento metri da casa mia, un ulivo in mezzo alla strada. Il tronco spezzato, e l'albero che taglia esattamente a metà il manto stradale. Prima bestemmia.
Scendo e comincio a spingere, tirare, facendo leva su tutti i rami che mi sembrano migliori. Inciampo, tiro, incespico, tiro, spingo, "spostati maledetto!" STUMP STUMP, anf anf anf. Prendo due facciate per terra. Le imprecazioni si sprecano. Tiro, spingo, anf anf, "cristo!", scivolo e la sciarpa mi si incastra in un ramo che quasi mi impicco. Bestemmio.
Spingo spingo spingo, scivolo ancora e cerco di aggrapparmi scompostamente ai rami dell'ulivo che prontamente decidono di rompersi. Mi alzo, "porco il tuo!", spingo, tiro, scivolo, anf anf ANF ANF, spingo, tiro, tiro "ahiaaaaaAAAA!", bestemmio. I rami non collaborano affatto.
Dopo mezz'ora di tentativi riesco finalmente a spostare il tronco quel tanto che basta per passarvi con la macchina. In tutto il tempo, dal finestrino abbassato uscivano note natalizie che accompagnavano le mie imprecazioni notturne.
2 maggio 2008.
A pranzo decido di farmi un paio di toast utilizzando il tostapane. Dentro ci metto sottilette e fettine di prosciutto. Le faccio bollenti. Ma proprio bollenti. Prendo il primo toast e inizio a mangiare. Al secondo morso, una bolla di formaggio fuso e incandescente fuoriesce dal toast e va a finire direttamente sul mio labbro inferiore. URLO. Ritrovo tutta la mia religiosità perduta, in quel momento.
Decido quindi di finire primo toast, facendo bocconi piccoli piccoli per evitare altro formaggio fuso. Prendo il secondo toast, ci tiro tre morsi. Al quarto, urlo di nuovo. Il formaggio FUSO è decisamente subdolo.
[Commento lasciato da pata il 3 Maggio 2008, 01.18] |
...quasi come le tortine di mele del mac donald... >_>
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[Commento lasciato da Pazuzu il 5 Maggio 2008, 10.33] |
...quali brutte esperienze hai avuto con le tortine di mele del mac donald? Ci sei scivolata sopra, ti son cadute in mezzo alla strada, o ti hanno ustionata? ^_^
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[Commento lasciato da pata il 5 Maggio 2008, 12.26] |
ustione... >_>
come direbbe qualcuno... yuk!
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[Commento lasciato da Fulbio il 5 Maggio 2008, 12.40] |
Pero', ad onor del vero, c'e' un discreto buco di due anni, in questo racconto...
...insomma, mi aspetterei disgrazie con cadenza almeno trimestrale, tipo l'IVA... ^_^
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[Commento lasciato da Chiara Daino il 5 Maggio 2008, 13.37] |
Le chiavi ingombrano e si possono smarrire. Meglio avere chi ti apre le porte preferibilmente con un sorriso.
[Dino Basili]
E grazie per la gioia che sempre - spalanchi!
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[Commento lasciato da Pazuzu il 5 Maggio 2008, 14.21] |
I buchi nella narrazione vengono lasciati apposta affinchè ci si possa solo sbirciare attraverso, proprio come accade con le serrature. E quello che si vede oltre la soglia, Fulbio, è sempre in cornice.
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[Commento lasciato da fz il 6 Maggio 2008, 11.40] |
« Non c’è mai fine. Ci sono sempre dei suoni nuovi da immaginare, nuovi sentimenti da sperimentare. E c’è la necessità di purificare sempre più questi sentimenti, questi suoni, per arrivare ad immaginare allo stato puro ciò che abbiamo scoperto. In modo da riuscire a vedere con maggior chiarezza ciò che siamo. Solo così riusciamo a dare a chi ci ascolta l’essenza, il meglio di ciò che siamo. » j.coltrane
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