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12 Febbraio 2008
VIOLET
A volte immagino la mia vita come se fosse un viaggio in macchina, ed io fossi cieco alla guida. Non bendato o con un cappuccio in testa, ma cieco, completamente cieco, definitivamente inabile alla vista. Non vedrei niente di dove la vettura stia andando, ma avrei solo la parvenza di alcune sensazioni, di poche percezioni, di qualche illusione da vivere.
Il viaggio sarebbe oscuro, ed accompagnato soltanto dai rumori tutto intorno. Rumori che mi renderebbero cosciente di me stesso e di dove io stia andando, senza possibilità di sbagliare. Rumori ritmati e ipnotici che mi permetterebbero di individuare ogni singolo dettaglio attorno a me, una volta imparato ad ignorare il rumore del motore per riuscire a vedere oltre. Una volta imparata a conoscere e riconoscere la macchina. Una volta aperti gli occhi della mente. Il viaggio diventerebbe poco per volta un modo per conoscere me stesso, un modo per vedere quello che mi circonda attraverso l'udito, e tutte quelle minime percezioni che nella vita di tutti i giorni tendiamo a dimenticare, sopraffatti come siamo dalle tensioni materiali. Il viaggio sarebbe una divisione delle gioie ed una condivisione dei dolori, una catarsi della propria vita vissuta per adagiare la mente a qualcosa che forse nuovo non è, a qualcosa che forse è sempre stato davanti ai nostri occhi, ma in fondo poco importa. Così come poco importa se il frastuono della macchina ogni tanto prendesse il sopravvento, quel frastuono, quello stridore metallico che ogni tanto ci distoglie l'attenzione dal panorama circostante come se fosse una chitarra che non sempre si inserisce correttamente nell'amalgama generale di un gruppo, creando sbavature sonore quasi impercettibili. Poco importa se ogni tanto il nostro torpore si dovesse destare e tornare cosciente all'immediato presente. Poco importa perchè il bello di un viaggio nella completa oscurità è proprio il lasciare che l'intensità emotiva del momento non arrivi al cuore dalle sensazioni visive che ci ingannano e ci mentiscono ogni giorno, ma piuttosto da quello che non vediamo ma crediamo che ci possa effettivamente essere. A volte potremmo illuderci che la vita sia migliore di quello che in realtà sia, così come a volte capita il contrario e restiamo delusi da qualcosa che abbiamo visto e non avremmo mai voluto vedere. Mai. Voluto. Vedere. Ma se si è ciechi, se lo si vuole essere con ogni più minuscola fibra del nostro corpo, allora il viaggio diventa un incubo talmente affascinante dal quale non vorremmo svegliarci mai. E non lo faremo.
La macchina prosegue nella sua corsa, la strada corre veloce sotto di lei, attorno a lei, con lei. La strada sussurra alla macchina parole di lusinga e di menzogna, le bisbiglia parole calde e dense di significati morbidi e morbosi, parole di rancore e dolore, di boria di un boia che subito annoia. La macchina prosegue nella sua corsa e la strada si illumina tutta per lei, in quella calda notte di un giorno finito e sfumato sui rintocchi dell'addio.
Non vivete un'illusione. Chiudete gli occhi, e capirete quale sia veramente la vita attorno a voi. Chiudete gli occhi, e prestate orecchio alla musica dei Violet. Lasciate che siano la vostra macchina in quel viaggio che è la vostra vita. Potreste scoprire l'oscurità, ed amarla. O restarne pacatamente delusi.
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