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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
23 Aprile 2007
TALLINN - GIORNO UNO

Volevamo andare in Russia.
Purtroppo, la burocrazia ha mosso tutti i passi nella nostra direzione, e quindi ci siamo trovati sommersi di documenti da preparare e da possedere che erano veramente troppi per il poco tempo a nostra disposizione nei preparativi del viaggio. E così abbiamo optato per l’Europa dell’est, verso nord, e poi a ovest. Insomma, un giro alla cieca.
La prima tappa decisa? Praga. Un po’ per abitudine, un po’ per malinconia, un po’ perché comunque sarebbe stata di strada per puntare ad est e a nord. Insomma, è un’ottima prima tappa. Siamo partiti da Genova alle sette ed un quarto, dopo una leggera colazione in un bar sotto casa di Alf. Abbiamo puntato verso nord, per lasciare l’Italia il prima possibile, ed inoltrarci dentro le frontiere della Svizzera. Neanche due ore di viaggio, ed avevamo già lasciato il bel paese.
C’è da dire, in effetti, che la giornata è stata una ventiquattr’ore di viaggio, per portarsi il più lontani possibile dall’Italia alla volta della nostra direzione, che nel frattempo aveva assunto un nome: Tallinn. Non possiamo andare in Russia e a San Pietroburgo o a Mosca? Beh, noi ci andiamo a fianco. E chi se ne frega.
La giornata è trascorsa pressoché tranquilla, senza grossi intoppi durante il viaggio. Siamo riusciti a sbagliare strada un paio di volte, tornare indietro, sbagliare nuovamente, tornare ancora indietro, capire dove avevamo sbagliato e dove saremmo dovuti andare, e sbagliare ancora. Ebbene si, abbiamo anche pensato che la Svizzera non volesse lasciarci andare via.
Non ho ancora capito se abbiamo attraversato anche il Liechtenstein, perché in confini quando si attraversano le autostrade svizzere sono un po’ ambigui, ma dopo circa tre ore siamo arrivati in Austria per un breve tragitto, e quindi finalmente in Germania.
Pranzo veloce in un autogrill, e diretti verso Praha (o Praga a scriverlo in italiano). C’è poco da dire del tragitto tedesco: le autostrade erano libere e ogni tanto c’era qualche cantiere che spezzava un po’ il ritmo di guida, ma per il resto tutto tranquillo. Siamo riusciti comunque a sbagliare strada ancora una volta, giusto per esserci distratti un attimo e aver perso un uscita, ma ben poca cosa. Alle quattro e qualcosa eravamo finalmente alla frontiera della repubblica Ceca.
Abbiamo attaccato un’altra vignette sul vetro della macchina (la prima era delle autostrade svizzere, mentre per il breve tragitto austriaco ce la siamo allegramente rischiata), e giù dritti verso Praha, che abbiamo raggiunto verso le diciotto circa. Un breve giro per trovare un albergo il più in centro possibile, e poi via verso il centro. Certo, abbiamo anche rischiato di finire con la macchina in un centro pedonale, ma questi sono episodi irrilevanti.
Abbiamo cenato da U Fleku, dove abbiamo scoperto avere “solo” birra del luogo, fatta da loro cioè, e quindi scura. Alf l’ha detestato. Siamo quindi rimasti pochissimo, e ci siamo diretti alla ricerca di altri locali caratteristici. Alf è riuscito finalmente ad assaggiare l’assenzio, e ne ha anche comprata una bottiglia per ricordo imperituro. Che temo invece finirà presto, viste le dimensioni, ma questo è un altro discorso.
Poco dopo le dieci eravamo già in strada per tornare in albergo, visto che dovevamo ancora guardare il tragitto per il giorno successivo e con l’ottima intenzione di alzarsi verso le sei.
Una nota di colore per i posteri? Praha è una città oramai decisamente europea, ma alcune cose rimangono come ai vecchi tempi. Il costo di una birra, ad esempio. A seconda del locale, con un euro circa ti portano una media chiara, anche se in effetti sulla gradazione ci sarebbe un po’ da discutere, visto che segnano 10 o 12 gradi. Ma devono avere dei fattori di conversione strani, come avevamo già notato con Mirko in un viaggio precedente.

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