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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
26 Ottobre 2006
FRAMERS + NIGHT TRAIN @ LITTLE ITALY, 25/10/2006

Ci sono costanti che sono presenti in ogni concerto. Ci sono costanti che ogni musicista saprebbe ripetervi a memoria, citando a caso da una qualunque esibizione nella sua lunga o breve carriera. Ci sono costanti di cui addirittura tutti gli spettatori sono consapevoli, anche se magari non se ne sono mai resi conto.

Il gestore del locale ha sempre paura che si faccia troppo casino. Abbassa i volumi, controlla una volta, due volte, dieci volte la batteria. Guarda male gli amplificatori. Ricontrolla la batteria. Diminuisce il numero dei tom. Abbassa i volumi. Poi, finalmente, si allontana sorridendo.
I musicisti, poi, iniziano sempre a suonare in ritardo cronico, nonostante avessero avvisato tutti che "ti giuro, iniziamo a suonare alle ventidue spaccate. Se ce la fai, magari, cerca di arrivare anche un po' prima". E' risaputo che fino alle ventidue meno un minuto, durante la settimana, il locale sarà ancora vuoto. Desolato. Praticamente spoglio. Vi aspettereste quasi di vedervi rotolare quei vecchi cespugli di rovi che erano presenti in tutti i film western di John Ford e Sergio Leone. Ma siete nel centro di Genova, accidenti, non in un deserto messicano. Ed allora, è più che normale che i tempi si dilatano, come a dimostrare che Einstein in fondo non era un cretino ed il tempo sembra veramente relativo, sotto certi aspetti.
Gli avventori, infine, sono sempre in gran parte amici dei musicisti. Questo, ovviamente, nel caso di gruppi agli esordi o che comunque si esibiscono in un piccolo club. Ora, c'è anche da dire che più il gruppo diventa famoso ed importante e più la gente farà a gara per poter dire di essere loro amico, ma questa è un'altra storia. Quando un gruppo è agli esordi, periodo variabile che normalmente dura un numero imprecisato di anni, ha sempre un gruppetto di amici fidati che segue con costanza quasi tutte le date. Ma il bello, ed il tragico al tempo stesso, non sono le presenze fisse. Sono quelle variabili. I personaggi inaspettati che rendono unico un concerto, nella memoria di chi era presente per ascoltare e chi per suonare.

Il 25 ottobre 2006, al Little Italy c'è stata una summa di tutto quanto ho descritto finora. Si esibivano i Framers ed i Night Train, tanto per cominciare.

Avevo già avuto occasione di sentire i Framers durante una serata di Inferno al LogoLoco, e devo dire che hanno confermato la più che buona impressione che già mi avevano fatto. Melodie intriganti, mai banali, ricercate al punto giusto. Influenze progressive incanalate in un rock sporco e cattivo, ma allo stesso tempo rassicurante e benevolo. Ottimo l'utilizzo del doppio cantato maschile/femminile, ed una buona sezione ritmica a sorreggere l'intera struttura. Unico appunto, ma che in effetti non è un difetto vero e proprio, è l'assenza di ritornelli che restino immediatamente nel cervello di chi ascolta. Ma in fondo, non stiamo parlando di un gruppo da classifica, o perlomeno è l'impressione che mi hanno fatto. Quindi, aspetterò che le canzoni mi restino in testa dopo aver avuto l'occasione di risentirle qualche altra volta. Dal vivo, ovviamente.

I Night Train, invece, sono un gruppo cover. Fermi. Uccidete immediatamente quello che state pensando. Tornate indietro e fatemi finire il paragrafo. I Night Train, dicevo, sono un gruppo cover. Di quelli che ce ne sono un migliaio in giro. Si inizia a suonare una canzone perchè piace suonarla, si trovano degli amici, e si inizia ad andare a proporle in giro. Esatto. Funziona così. Ma i Night Train, in più, hanno una voce. Una voce che riesce a convincere in tutte le sue sfumature, passando da inni dei Guns 'n' Roses a melodie dei Guano Apes, Iron Maiden, Helloween, Metallica, Europe e Anastacia. Si, ho detto proprio Anastacia. Una voce che incanta e strega, una voce che a mio modesto parere meriterebbe di uscire dalla presenza in un semplice gruppo cover. Gruppo cover che magari ogni tanto pecca anche di qualche piccola imprecisione musicale, ma è reso unico proprio da quella voce.

Ci sono costanti, dicevo, che sono presenti in ogni concerto. Costanti che si sono ripetute e si ripeteranno all'infinito. Sono i concerti stessi, invece, ad essere variabili, e è per loro che vale la pena continuare ad imbattersi nelle stesse costanti. Per loro, e per i gruppi che continuano a suonare in questa città che, potete dire o pensare quello che volete, è una vera miniera di talenti musicali. Bisogna solo uscire e cercarli.

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