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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
15 Ottobre 2005
FINESTRA

Immagino di alzarmi una mattina. Apro la finestra. Un brivido di freddo mi scorre lungo la schiena per l’aria fredda che è appena entrata a tradimento nella mia camera, passando di fianco a tutti quei cimeli di una vita che ho accumulato e che mi ricordano di essere vivo, di avere un passato, di aspirare ad un futuro migliore, prima o poi. Apro la finestra e davanti a me si para lo spettacolo di una giornata che deve ancora cominciare, il panorama di un grappolo di ore che devono ancora essere strappate e gustate una per una, i colori di tutte le persone che potrei incontrare e che mai rivedrò. Apri la finestra e sorrido ripensando a tutti i sogni che mi hanno assalito e tenuto compagnia durante la notte, quei sogni che mi continuano ad illudere di essere una persona speciale, e non una semplice cifra in un triste mondo di numeri, e non l’ultima lettera di un alfabeto che oramai nessuno pronuncia più. Apro la finestra e scopro di stare pensando a quanto io sia fortunato nella vita e quanto poco me ne accorgo, al punto che non saprei nemmeno dire se mi sento un povero illuso od un ricco disincantato, ma in fondo non credo che importi. Apro la finestra ed i capelli mi si gelano leggermente, quasi impercettibili sotto l’influsso di quel cinguettio di un giovane passerotto che passava di lì per caso. Apro la finestra, e me ne rendo finalmente conto.
Ho passato ventisette anni della mia vita a rincorrere obiettivi che non erano i miei, a sognare illusioni che non sarei mai riuscito a raggiungere perché nel momento stesso in cui li pronunciavo, erano già scolati via in quel maledetto tombino arrugginito che ci segue ad ogni passo della nostra esistenza. Ho sempre cercato di essere la persona che non sono, preoccupandomi più di come venivo visto che di come io stesso mi stessi vedendo, solo per scoprire di volta in volta che guardandomi allo specchio non erano i miei occhi che stavo fissando, ma quelli del mostro che sarei voluto diventare ma non riuscivo ad essere. Ho capito che tutti gli errori che io possa aver commesso nella mia vita mi hanno portato a tutto questo, a respirare come respiro, a scrivere come scrivo, a vivere come sono. Ho capito che tutti gli errori vengono per nuocere ma allo stesso tempo per permettermi di rimediare a qualcosa d’altro, qualcosa che forse avevo già sbagliato in un’altra occasione, qualcosa che vorrei imparare ma forse ne ho troppa paura per voler rischiare.
L’amore. Apro la finestra e, tra un brivido di freddo ed un ricordo oramai svanito, guardo negli occhi l’amore. Sorrido. Apro la finestra e, per una volta, so che cosa sto cercando. So che cosa sto guardando.

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