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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
15 Ottobre 2005
FOGLIO

Ho trovato un vecchio foglio impolverato, nei più oscuri e reconditi baratri della coscienza della mia casa, e ho iniziato a leggere. Vi erano scritte parole oscure, parole di rabbia e di paura, parole che incitavano a raccogliere le ultime candele da quella tetra chiesa quotidiana che è la nostra vita, e gettare tutto al vento per poi ricominciare da capo, parole che avrebbero spaventato anche il più temerario degli uomini e la più impavida delle donne, parole fantasma, parole dannate e condannate da un qualche dio a restare segrete e segregate per l’eternità.
Ho trovato questo vecchio foglio impolverato e ho cominciato a scrivervi sopra, ad aggiungere il mio dolore a quello di chissà quante altre anime prima di me, in chissà quali tempi. Ho cominciato a scrivere e dal mio cuore sono usciti fiumi di lacrime in piena, cascate di emozioni abbandonate e mai più riaffiorate dal giorno in cui le seppellii, pozze di ricordi che oscurano la vista e annebbiano le volontà.
Ho ricordato tempi e luoghi trapassati, ho rivisto suoni che credevo di avere dimenticato, e parlato in silenzio a voci che non esistono se non nella mia mente. Ho pensato ad infinite rette parallele che attraversano quel punto di non ritorno che è l’acquisizione della coscienza, e mi sono costretto a dimenticare tutto quello che di buono io possa aver commosso nella mia ancora breve vita, per poter essere in grado di ricominciare da capo ancora, di nuovo, per sempre.
Caro vecchio foglio impolverato dal tempo, quante cose avrei da raccontarti nel calore di una serata estiva sotto il tenue calore di una stella cadente, e quante emozioni so che tu mi potresti narrare di tutte le parole che avrebbero potute essere vergate sopra di te, ma non sono mai nate nella mente di nessuno. Mi soffermo a pensare su quest’ultima intuizione, e mi chiedo se tu sia soddisfatto della tua vita, del tuo scopo, di questi segni scuri che poco per volta stanno comparendo sulla tua bianca superficie, e sorrido. Sorrido perché mi sono accorto che io sono come te. Sorrido perché mi sono reso conto che sono anche io un pallido foglio bianco su cui qualcun altro sta tracciando i segni del mio destino, ed io non mi accorgo nemmeno che per quanti segni neri vi possano essere nella mia vita, la maggior parte di un foglio bianco resta pur sempre il foglio bianco stesso.
Scrivete pure su di noi, miseri rettangoli anonimi di carta il cui unico scopo sembra essere quello di colmare la vostra rabbia, le vostre ire, i vostri timori. Scoprirete soltanto che noi saremo ancora lì dopo il vostro passaggio, per sempre. Noi saremo ancora lì, per chi vorrà leggerci e, perché no, anche per chi vorrà lasciare un segno su di noi.

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