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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
9 Aprile 2005
NICOTINA XII

Riccolo resoconto della serata di ieri.
Allora... mi vedo col ragazzo di mia sorella alle 20, e andiamo a fare aperitivo/cena al MenteLocale. Tranquillo. Nel desinare ci raggiunge anche mia sorella, e decidiamo che cosa fare della nostra serata. Milk. Cinema. Vicolanza. Optiamo per il Milk.
Ci alziamo per le 21, e ci spostiamo in un pub in piazza delle Erbe di cui non ricordo il nome, ma il cui gestore ci ha minacciati di farci vedere il suo tatuaggio di Sebastian Bach che porta sulle chiappe. Sorbole.
Alle 22 circa ci presentiamo davanti al Milk, ma è ancora chiuso. Incontro un amico e altra gente strana e, per non aspettare invano davanti all'uscio ci spostiamo verso La città vecchia, quel posto tutto dedicato a De Andrè che è proprio lì vicino. In questo frangente veniamo raggiunti da altri due amici, che si uniscono alle allegre bevute. È a questo punto che io abbandono il gruppo, e decido di portarmi avanti e precederli al Milk: si erano fatte le 23 circa oramai.
Entro, e per non lasciare il mio ombrello al guardaroba che mi avevano millantato essere obbligatorio, fingo una credibilissima storpìa alla gamba sinistra. In precedenza ero stato visto che avevo la gamba destra dolorante. Capita. Mi ero dimenticato con quale avevo iniziato. Vabbè. Dicevo: entro, e faccio la tessera ARCI. Mi viene consegnato il cd "Milk in my cup", una raccolta di gruppi/artisti genovesi che hanno suonato lì al Milk. Bell'idea, veramente. Così avrò anche l'occasione di ascoltare della sana musica genovese, e magari farmi piacere qualche gruppo misconosciuto che fa tanti concerti in giro durante l'anno ma che non ho mai avuto l'occasione di ascoltare. Comunque. Da questo punto in poi continuo a bere in allegria e scambio più di due chiacchiere col Mago Forest. Ci troviamo a parlare di origini musicali, milk, grind, e tante altre belle cose che la mia mente ha oramai rimosso per colpa del mal di testa. Inizia a suonare Denize, e io mi rendo conto che sto vagando per il locale con la mente che oscilla e il bagno che mi prende in giro emettendo strani suoni. Il genere suonato di questo artista non mi "prende" più di tanto, e il sonno misto al nettare ambrato che stava prendendo il sopravvento nel mio corpo mi convince a salutare tutti e dirigermi verso la vettura che avevo lasciato in Piazza Dante.
Percorro quindi i vicoli appoggiandomi al mio fidato ombrello, che oramai era diventato come un fratello e di cui sento già la mancanza, e riesco a raggiungere le quattro ruote che mi hanno poi condotto fino a casa. Conclusione? Bella serata. Il mio fegato ringrazia, ma per la prima volta ho visto qualcuno fumare e non mi è venuta la tentazione di accendermi una sigaretta. Sono infine giunto al punto critico?

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