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30 Marzo 2005
NICOTINA II
La prima giornata è andata via, con l’astinenza che iniziava a farsi sentire alla sera. Strada verso casa, niente aperitivo con amici. Niente.
Oggi mi sono svegliato con la gola secca, e una voglia di accendermi una sigaretta da fare veramente paura. Cominciano a farsi vivi, nella coscienza, i tentativi di autoconvincermi che potrei anche smettere di cercare di smettere. Dopo neanche due giorni. È brutto dipendere da qualcosa. Sapere che senza di esso si sta male. E non sto parlando di una dipendenza emotiva, che forse è ancora più dolorosa e difficile da superare. Sto parlando di una dipendenza fisica. Una dipendenza che ti porta a convincerti di essere migliore con essa, e quindi a farti del male anche dal lato psicologico.
Perché si inizia a fumare? Per sentirsi migliori? Per stare in compagnia? Per mancanza di fiducia nei propri confronti? Forse per tutti questi motivi, forse per nessuno di essi. Io ho iniziato a fumare all’età di 22 anni. Quando la gente iniziava a smettere, o ci provava, io prendevo invece il biglietto per salire su quel treno di sola andata che si chiama cancro ai polmoni.
Forse non sarà bello descriverlo così, ma in effetti è esattamente di questo che si tratta, giusto? Cancro ai polmoni. Cancro. Bastoncini di cancro. Così avevo anche iniziato a chiamare le sigarette, dopo aver visto un film. E adesso, un libro mi ha dato una ulteriore, piccola spinta. L’ennesimo tentativo di riprendere in mano le chiavi della mia vita, e tentare per l’ennesima volta a smettere. Anche se avrei voglia, anche adesso, di accendermi una fottuta sigaretta. Vorrei andare dal tabacchino qui sotto e spendere i miei soldi in uno (o due, tanto per essere sicuro di non restare senza) fottuto pacchetto di sigarette. Ma se la volontà mi assiste, cercherò di resistere.
Domenica ho anche rivisto una vecchia amica, che mi ha detto che non fumava da una settimana. La spinta finale. Perché non riprovare? Perché non riuscire, finalmente? E pensare che, due anni fa, ero restato per un anno intero senza fumare. Non male. Ma, ahimè, sono risalito sull’autobus di sola andata verso il cancro. Ora sto ancora provando a rompere un finestrino per scendere. Non so se l’ho già incrinato, ma mi piace pensare di avere una bella rincorsa. Certo, il corridoio dell’autobus non è molto largo, ma so come si prende una rincorsa.
E su tutto questo, in mezzo a questa bella situazione, anche la voglia di smettere di bere. Non definitivamente, sia chiaro. Non ho assolutamente voglia di diventare astemio, ci mancherebbe. Ma ho semplicemente notato che, ultimamente, stavo un po’ esagerando. E allora, perché non unire le due torture e farsi la promessa di non toccare alcool per un mesetto? I primi di maggio dovrò andare a Cesenatico per tre giorni... fino ad allora, niente alcool. Niente birra. Niente cuba libre. Niente negroni. Niente whiskey e coca. Niente aperitivi. Niente di niente.
So che sarà difficile, uscendo con gli amici, ordinarsi qualcosa di analcolico e riuscire a resistere. Beh, voglio provare a farcela. Non so ancora come, ma ci voglio proprio provare. E se riuscirò anche a prendere qualcosa di non gasato, ci sarà veramente da gridare al miracolo.
Adesso smetto di scrivere i miei pensieri su carta e mi ributto nel lavoro... è più facile non pensare, e quindi non fumare, se si ha qualcosa di concreto da fare.
Questo è un consiglio. Cercherò di non dimenticarmelo!
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