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7 Febbraio 2005
PRIMA NEVE
Sono cadute le prime gocce di neve sul mio mondo odierno, e sembra proprio che non vogliano posarsi a terra. Sembrano fatte d’aria e di sogni, tanto sono impalpabili, tanto sono inconsistenti. Sono quasi convinto che, se chiudo gli occhi anche solo per un istante, svaniranno in un batter di ciglia. Svaniranno come svanisce un ricordo dalla memoria di un bambino che non ha ancora compiuto il suo secondo natale. Svaniranno come svanisce la nebbia non appena ci si allontana di qualche chilometro da quella distesa immensa che è la pianura padana. Svaniranno come sono svanite le mie speranze di essere una persona diversa che non vorrei essere.
Quante gocce di neve saranno cadute, oggi? Cento, mille, diecimila, forse più. Impossibile contarle, come anche ricordarle una per una. Cosa le distingue, in fondo? Loro sanno di essere diverse, tutte differenti l’una dall’altra, e anche noi lo sappiamo. Ma questo cambia veramente le cose? Sembrano comunque tutte uguali, una folla omogenea di gocce di neve che cade dal cielo ed il cui unico destino è sempre e solo quello di adagiarsi per terra e morire. Sogneranno, le gocce di neve? Spero di si. Perchè, non so perché, ma se penso a quanto possa essere breve la loro vita e a quanto sia inesorabile la loro sorte, non posso non credere che non possano anche sognare, fosse solo per un istante. La vita dell’umanità sarebbe ben misera, senza sogni. E anche la nostra vita, dopotutto, è breve e dal destino inesorabile. Dunque, se noi sogniamo, perché non dovrebbero sognare anche loro, povere gocce di neve? Cosa ci fa pensare di essere migliori di loro? Niente. Assolutamente niente.
Buonanotte, gocce di neve
che portate con voi i sogni infranti
di una nuvola dispersa,
buonanotte a tutte voi, gocce di neve
che cadete dal cielo
e volteggiate serene
sugli animi turbati
di menti più oscure di quella nuvola lontana
da cui siete cadute.
Lasciate che il sonno vi accompagni
nel vostro breve e lungo tragitto
verso terra, verso casa,
perché non avrete una possibilità
di tornare indietro
e rimediare ai vostri errori,
non vi è stata concessa una simile fortuna
ma voi non ne soffrite
è la vostra natura
è il vostro destino
è la vostra delizia.
Cadete, lontane e vicine,
e raccontate con parole mai pronunziate
che il tempo per voi è giunto
e non vi sarà ritorno
non vi sarà perdono
una volta giunte a destinazione.
Vi ammiro, gocce di neve,
ma vorrei avere la vostra forza
per riuscire ad andare avanti
senza recriminare continuamente
su errori commessi in passato,
vi ammiro veramente, gocce di neve,
vorrei avere la vostra forza
per resistere al vento
e non lasciarmi condurre
dove non sia il mio destino
e dove non sia il mio cuore.
Buonanotte, gocce di neve,
fate sogni d’oro anche per me
che vi guardo da quaggiù
mentre spiccate l’ultimo volo
verso l’oblio
che per voi significa pace
e riposo infinito
ma per me
significa ancora dolore
e sofferenza
e dolore
e infinite mancanze
e dolore.
Buonanotte, gocce di neve,
ci rivedremo domani mattina
quando tutto il mondo si sarà svegliato
dal suo tenuo torpore
e si rimboccherà le maniche
sperando di raggiungere quel fine
a cui è vanamente votato.
Buonanotte, gocce di neve,
siete diventate adesso dei fiocchi
per me
e vi voglio ricordare così
fintanto che la memoria non svanisca
come tutti i sogni al mattino
quando la ragione rivuole il comando
di questo corpo troppo spesso
comandato dalla mente e dal raziocinio
e troppo poco dal suo tenero
e piccolo cuore.
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