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Daniele
Assereto

2 Settembre 2004
PERMESSO?

Scusate per il disturbo.
Mi sono permesso di scrivere due frasi, quando avrei potuto benissimo abbandonare la penna da qualche parte, e dimenticarmi perfino di possederne una. Mi sono permesso di dire due parole, quando avrei potuto benissimo starmene zitto e rivolgere la mia attenzione a qualcosa di decisamente più silenzioso. Mi sono permesso di formulare due pensieri, quando avrei potuto benissimo impegnarmi nella dimostrazione dell’impossibilità della felicità ascoltando un qualsiasi brano musicale alla radio.
Scusate per il disturbo.
Non ho ancora capito quale sia il mio posto nel mondo, quale sia la mia funzione ed il mio dominio di appartenenza. Non ho ancora capito perchè il sole continuerà a girare anche quando io non ci sarò più, anche se so che è esattamente quello che succederà. Non ho ancora capito quando le foglie smetteranno di essere verdi e inizieranno a tingersi di quel giallo caldo che le contraddistingue nell’autunno della nostra vita.
Scusate per il disturbo.
Ho poggiato l’ultima candela sui resti di un pianoforte impolverato dal tempo, e mi sono messo a suonare la melodia dei miei pensieri, incontrando tutti i dubbi e le paure che vengono sempre a galla quando si smette di pensare con la coscienza, e ho raccolto dallo spazio dell’incoerenza tutte le realtà che mi circondano quando le nuvole avvizziscono spontaneamente. I suoni che ne sono fuoriusciti avevano qualcosa di terribile e affascinante, agghiacciante ed allo stesso tempo confortante, no?
Scusate per il disturbo.
Se mi sono permesso di lasciare liberi i miei pensieri per un’altra volta, non l’ho fatto con ingordigia. Se mi sono permesso di lasciare che le parole scorressero direttamente dalla mia anima a questo foglio, non è stato per l’aspettativa di raggiungere verdi verità. Se mi sono permesso di farmi leggere ancora una volta, perdonatemi l’insolenza. E, ancora una volta...
...scusate per il disturbo.