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14 Marzo 2018
A QUALE PREZZO?
Lasciate che vi racconti una storia.
Era il 1994, e mentre nei negozi di dischi uscivano "In the Nightside Eclipse" degli Emperor e "Frost" degli Enslaved, con un compagno di liceo scoprivamo l'esistenza del black metal e finivamo risucchiati nelle vicende di Burzum e dei Mayhem. Io abitavo fuori Rapallo, lui fuori Recco, ed eravamo soliti incontrarci a metà strada sulle colline, presso un santuario raggiungibile soltanto a piedi, e lì fantasticavamo di tutto quello che succedeva nella scena norvegese e di quanto quella realtà fosse infinitamente lontana dalla scena italiana.
Nello stesso anno con il mio compagno di banco si discuteva durante le ore di scuola se fosse più forte Zagor o Miguel O'Hara, senza giungere ad una conclusione che potesse soddisfare entrambi. Era un periodo in cui in edicola si trovava Ken il Guerriero edito dalla Granata Press, ma per sfogliarlo dovevi star attento a non aprire l'albo più di 30 gradi per non rischiare che ti esplodesse in faccia: ed era uno dei pochi manga che ancora si riuscisse a trovare in edicola.
Il sabato pomeriggio, in genere, ci si trovava sempre a casa di amici per continuare le nostre campagne nei Forgotten Realms, con i nostri zaini che avrebbero fatto invidia alla borsa di Mary Poppins da quanto riuscivano a contenere, e i mille dadi colorati come degna colonna sonora. Se l'umore era grigio, e la sanità mentale non ancora troppo precaria, potevamo optare se avventurarci in una ben più oscura Arkham alla ricerca di manufatti esoterici e manoscritti arabi maledetti.
Insomma, era una tipica gioventù da nerd brufoloso, quando ancora i nerd erano guardati con sospetto.
Dove voglio arrivare? A quasi 25 anni di distanza, potrei dire di aver vinto: i fumetti si sono ritagliati un genere cinematografico atteso da tutta una fascia di utenza che un tempo non era minimamente immaginabile, Cthulhu lo si trova anche in formato gadget antistress nei negozi, e Burzum è stato proposto come nome addirittura per un pinguino all'Acquario di Genova. A quasi 25 anni di distanza, potrei dire che i nerd abbiano vinto: i loro interessi, per i quali erano guardati con sospetto in gioventù, sono diventati interessi comuni che smuovono mercati mondiali.
Da una parte non posso che essere felice di tutto questo: mi sembra di vivere nel mondo che avrei sempre voluto, e non intendo affatto lamentarmi del fatto che quando tutto questo era un interesse di meno persone, di noi soli nerd, si stava meglio e che adesso è stato mercificato: balle! Potranno non essere tutte pellicole bellissime, ma il fatto di poter andare al cinema a vedere un film di Hulk o di Lanterna Verde, per quanto possano avere aspetti criticabili, mi riempie sempre il cuore di fottuta gioia pura. E allora, a cosa servono tutte queste parole?
Solo a ricordarmi che ci sono stati anche dei caduti lungo il percorso. Come quel caro amico con cui condividevamo la passione per Emperor ed Enslaved, che iniziò a immedesimarsi un po' troppo nella realtà norvegese e un giorno si lanciò di corsa in un campo di rovi, finendo inevitabilmente per essere ricoverato in un centro di recupero mentale. Ne uscì, ma non sarebbe più stato l'amico di prima.
Queste parole, queste frasi, questi pensieri, sono per tutti quei nerd che per un motivo o per l'altro non siano in grado di godere di come il mondo sia cambiato, e non posso che essere dispiaciuto e piangere per loro. Si stanno perdendo la realizzazione dei loro sogni di adolescenti, ed è per questo che noi dobbiamo essere ancora più fieri di tutto quello che ci circonda e continuare a tenere duro.
Ce l'abbiamo fatta.
Abbiamo conquistato il trono.
Ora dobbiamo mantenerlo.
Per noi.
Ma soprattutto per loro.
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