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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
31 Ottobre 2010
METALLI COMMEDIA

I traumi fortificano, i traumi aiutano a crescere. In ciascun essere vivente e respirante c'è tutta una serie di episodi che ne abbia segnato la forza morale o la crescita spirituale: può essere il divieto di guardare episodi di "Lamù" di Rumiko Takahashi in tenera età, o il dover sopportare la critica letteraria del De Sanctis nelle note della "Divina Commedia" di Dante Alighieri. Può essere il mitizzare la figura dell'ingegnere ne L'isola misteriosa di Jules Verne al punto da indurre una persona ad intraprendere una determinata carriera universitaria, o l'ascoltare "Kill 'em all" dei Metallica in macchina alle quattro del mattino di ritorno da un concerto in una provincia sperduta e dimenticata.

Metalli Commedia

Esistono poi opere letterarie che sono la somma di questi traumi, di queste esperienze, e che trasudano vita e sangue in ogni singolo segno di punteggiatura: la "Metalli Commedia" di Chiara Daino è uno di questi libri. Posso ricordare tanti esempi di opere che, nel prima o nel poi, si siano ispirate all'opera del sommo poeta fiorentino: basti pensare a "Folle viaggio nella notte" di Walter Moers, in cui un Gustave Dorè ancora adolescente affronta mille esperienze nel cercare di raggiungere una maturità espressiva, o la stessa "Divina Commedia" disegnata da Go Nagai, in cui l'autore già famoso per "Goldrake", "Devilman" e "Mazinga" reinterpreta con il proprio tratto caratteristico l'intera opera di Dante. Esistono poi ancora alcune discutibili riletture critiche dell'opera dell'Alighieri, volte a cercare di illuminare sotto nuova luce un'opera già ampiamente sviscerata e analizzata in saecula saeculorum, o reinterpretazioni di comici di Zelig. Ma Chiara Daino non si accontenta, e si spinge oltre: forte della convinzione che la musica Metal sia letteratura [e le tre lauree di Bruce Dickinson non passano certamente inosservate], Chiara costruisce un'opera in cui analizza e disintegra la letteratura contemporanea con l'ausilio dell'immaginario Metal di tutti i giorni. Nascono così cavalcate epiche al fianco di Lemmy Kilminster o allegre bevute in compagnia di Alice Cooper, il tutto mentre attorno alla protagonista si continuano a perpetrare punizioni e santificazioni di autori e scrittori dei giorni nostri. In più, viene mantenuta quella forma in endecasillabi puri a rima concatenata che fu diletto e delitto di interminabili ore durante gli anni delle scuole secondarie.

Go Nagai - Divina Commedia

Il Metal, nella sua forma più dura e incontaminata, diventa così un veicolo per purificare dal peccato tutte le oscenità della cultura del 2000, assumendo una forma di letteratura nella letteratura, una sorta di cultura di scontro e ribellione, una cura per quelle malattie dell'animo e del corpo che spesso non ci accorgiamo nemmeno di patire o dover sopportare. Il Metal viene elevato ad un livello superiore e riconosciuto come una medicina per tutti quei traumi che esistono in ognuno di noi, ma che pochi hanno il coraggio di affrontare. Il Metal fatto di borchie e catene, di amplificatori e distorsori, di sangue e morte, brucia e cauterizza tutte quelle ferite che lasciano cicatrici più profonde di un amore perduto. Il Metal diventa poesia pura, e scalza dal trono tutte quelle forme e figure che continuano a scrivere in versi, chine sul proprio scranno, talmente gobbe al punto da riuscire a vedere il proprio retro dal basso. Il Metal come fuoco che avvampa e disintegra il marcio, il Metal come fuoco e fiamma libera che si alimenta in solitudine, ma proprio da quella solitudine trae la forza e la volontà di proseguire nel proprio cammino senza volgere lo sguardo alle spalle. Il Metal è diventato grande, ed è finalmente riconosciuto come parte fondamentale e unica tra le forme artistiche esistenti: non a caso la "Metalli Commedia" rientra nel progetto più ampio dal nome "Metaliteracy", attraverso il quale gli sforzi di Chiara Daino prendono forma nella sua lotta per il riconoscimento in campo culturale universale di tutta l'opera Metal.

Metaliteracy

Con tutti i libri/racconti che finiscono con "ma questa è un'altra storia", semplicemente: questa è l'altra storia. La storia mai raccontata, la storia mai vissuta, la storia che. Finalmente è arrivato il domani di Rossella, l'altro giorno.

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