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2 Marzo 2000
PENSIERO
Il viaggio non era stato faticoso. I paesaggi liguri erano poco a poco sfumati via, lasciandosi dietro il profumo del mare ed accogliendo nuovi sapori ed aromi. L'atmosfera intera era diversa, era come entrare in un regno fatato. Come tutti gli anni, il Gatto Fenriz si era diretto alla volta di Porziostone, il suo paese natale.
Lo aspettavano cinque giorni di pura tranquillità, immerso nella pace come rare volte lo era stato in passato. Pace, metal, e tanta tanta birra. Che cosa poteva chiedere di più?
Cinque giorni durante i quali il suo intelletto aveva lavorato meno che niente, aiutato dal torpore che l'alcool portava con se e non lasciava scampo. Cinque giorni di sano e massiccio metallo sparato a raffica nelle vene, come una cura per disintossicarsi dalla vita di tutti i giorni. E anche cinque giorni di allegre passeggiate in sterminati ed armoniosi prati verdi, brulicanti di spensierati cagnolini. Che cosa avrebbe potuto chiedere di più?
Non avrebbe mai dimenticato quel pomeriggio come tanti altri, quella chitarra in mano al Gatto Enzo, e cinque persone attorno ad un tavolo a cantare, improvvisando, seguendo semplicemente le linee melodiche, o più semplicemente andando a caso. Le emozioni che si erano sprigionate e che avevano unito cinque anime altrimenti differenti, come se fossero state un'entità sola. Un'entità unita dal metallo e dalla birra. E si era andati avanti a bere birra e suonare metallo e suonare birra e bere metallo, come se non esistesse la più piccola differenza e il mondo si stesse rovesciando. Nella sua semplicità, il Gatto Fenriz aveva capito che la felicità veniva da attimi di pace come quello.
E ancora quella sera, allegramente in otto attorno a quello stesso tavolo, le emozioni erano continuate. Aperitivo, spaghetti, birra, una dose massiccia di King Crimson, Motorpsycho, Alice Cooper, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Joy Division, e ancora Uriah Heep, Monster Magnet, Doors, Atroci, Pat Boone, Virgin Steele, Faith No More, Dubliners e Guns 'n Roses, fino ad arrivare all'una di notte stanchi ma felici, stressati ma soddisfatti. Appagati. Decisamente ubriachi.
I cinque giorni erano scivolati via come sabbia spazzata dal vento, e quell'istante di fuga dalla realtà era finito. Il Gatto Fenriz sapeva che sarebbe accaduto, ma nondimeno era triste lo stesso. Ora gli restava il ricordo di quella compagnia, di quei momenti, di tutte quelle sensazioni che difficilmente si sarebbero potute ripetere. Ma non aveva solo un ricordo. Aveva anche una cassetta. E il prossimo demo dei Margaros sarebbe arrivato, da lì a poco.
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