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22 Giugno 2009
SANTOROCK
La fine della primavera e' sinonimo di SantoRock, a Genova. E puntuale come ogni anno, ecco che Genovatune si sposta a Villa Serra per assistere alle serate, e commentare in diretta i gruppi che solcheranno il palco in questa quinta edizione del festival. Se avete scelto di restare a casa in queste calde serate, seguite con noi i gruppi e sara' "quasi" come essere presenti dal vivo.
GIOVEDI' 18 GIUGNO
Giungo alla villa che i Daedalus stanno eseguendo l'ultima canzone... e apprendo che gli Zorn hanno gia' suonato. Impreco in direzione dei due incidenti stradali che mi hanno ritardato il cammino, ed inizio l'allestimento del banchetto.
Ore 20:43. I Nerve stanno eseguendo ora il loro ultimo pezzo. Brutal death tiratissimo con un cantante che passeggia amabilmente per il palco, mentre la cassa continua a martellare senza sosta, sorretta da energici riff di chitarra taglienti. Peccato che lo show sia durato troppo poco, i brani anche se leggermente uguali stavano iniziando a richiamare sotto il palco il pubblico che, poco per volta, comincia a farsi sempre piu' numeroso.
Ore 21:04. In questo momento la musica si e' interrotta per lasciare il tempo agli Extrema di prepararsi a calcare il palco. La coda agli stand per rifocillarsi e' infinita, e fa quasi passare la voglia di cibarsi. Quasi.
Ore 21:10. Il trascinante thrash degli Extrema e' finalmente cominciato, convincente gia' dal primo pezzo. Il pubblico ha iniziato ad agitarsi sotto il palco, nonostante le interferenze di figure che avrebbero voluto impedire il pogo. E' un peccato, perche' la musica e' accativante al punto giusto, con un basso incalzante che accompagna degnamente una batteria tirata e decisa. La voce roca e graffiante concede poche pause alla luce che sta venendo sempre meno, sorretta da una chitarra grintosa e pulita quando diviene necessario.
Ore 22:19. Stanno per iniziare gli headliner.
Ore 22:35. Le luci si sono accese sui Misfits, sulle inquietanti note della colonna sonora del film Halloween che introduce il punk sporco e [volutamente?] impreciso che il gruppo propone al pubblico, oramai assiepato sotto il palco. Esteticamente impeccabili, la riuscita sonora pero' finora non convince appieno e pone qualche dubbio: ma sono i suoni che non sono stati fatti correttamente, o e' la cassa che e' imprecisa e traballante? Poche le mani che per ora si alzano alle stelle per accompagnare i brani, al contrario di quanto e' successo con gli Extrema giusto pochi minuti fa.
Ore 22:47. I cori alla "blitzkrieg bop" si susseguono con accordi di chitarra semplici e crudi. Le mani iniziano al alzarsi, tra volti che ricordano ogni singola parola e suoni che sono talmente alti da assordare i cigni che poco distanti nuotano disturbati nel lago. Quasi nessuna pausa tra una canzone e l'altra, il concerto prosegue a ritmo serrato.
Ore 23:37. Il concerto continua... sempre senza interruzioni. Viene da chiedersi dove riescano a trovare la grinta per continuare cosi', quasi a togliere il respiro, come a voler dimostrare a generazioni intere di gruppi che sono venuti dopo di loro, un mestiere che i Misfits hanno contribuito a creare mattone dopo mattone, accordo dopo accordo, negli anni di punk che sono venuti dopo la loro calata. Macchine da guerra che non conoscono tregua, e che continuano martellanti la loro scaletta di canzoni che sono state riprese da gruppi magari piu' noti [chi ha detto Metallica?] ma che comunque tanto devono a questi "vecchietti" che ancora riescono a non perdere smalto.
Ore 00:26. Il concerto e' finito, poco prima dello scoccare della mezzanotte. Tutte le persone pervenute continuano pero' a vagare per le aree di questo splendido parco, come magnetizzate da un'atmosfera che a Genova difficilmente si riesce a respirare. A sabato, per la seconda serata del SantoRock Festival...
SABATO 20 GIUGNO
Oggi arrivo in loco con sufficiente anticipo per poter allestire con calma il banchetto Genovatune, e scambiare quattro parole con gli organizzatori. L'atmosfera e' ancora rilassata e "bucolica" [il palco secondario che ospitera' il dj set a fine concerto e' stato tutto ricoperto di piante], e i gruppi stanno eseguendo adesso i suoni di batteria.
Ore 17:47. Inizia il live degli Effetto Larsen, con il loro hardcore veloce e dal cantato in italiano: la voce si tramuta da tonalita' pulite a urla rabbiose, sorretta da due chitarre arrabbiate ed una batteria che non conosce pause. Le canzoni si susseguono con una varieta' compositiva sufficiente ed e' un peccato che ci sia ancora troppa poca gente.
Ore 18:40. E' ora il turno dei melodici Alpha Ritual, e del loro rock con vaghi accenni metal che si snoda preciso sotto le luci di un palco che tanto ricorda una sezione di un igloo, con luci che si accendono e si spengono ad intermittenza accompagnando le venature elettroniche [grazie ad una tastiera onnipresente che si incastra a perfezione nel sound]. Pregevole anche la cover di "beat it" Michael Jackson.
Ore 19:05. Protected By The Local Mafia: sperimentazioni con venature post-punk, a tratti poco convincenti forse nella loro ricerca di un'identita' ancora ben precisa. Una voce stentorea che raggiunge forse i momenti migliori nelle urla strozzate, che si incastrano piacevolmente in stacchi quasi acustici prima dello scoppio successivo del brano. Pregevole il fatto che comunque riescono a non risultare monotoni nel susseguirsi dei minuti.
Ore 19:35. Inizia a piovere... le recensioni in diretta riprenderanno il prima possibile.
Ore 21:11. La pioggia sembra aver concesso un po' di tregua, ma siamo riusciti ugualmente ad ottenere uno spazio al coperto, anche se leggermente piu' lontano dal palco. I Christopher Walken ci hanno deliziato con il loro nu stoner [non chiedete, e' cosi'] a cui eravamo gia' abituati. Il palco gigantesco forse li ha un poco intimoriti, vista la staticita' in un genere che prevederebbe forse piu' coinvolgimento. Gli A Mad Game hanno fatto il loro dovere, anche se forse pagano un po' troppo lo scotto di un'eredita' che troppo li lega ad una impostazione Pearl Jam. Ma gradevoli, suvvia.
Ore 21:22. I Gandhi's Gunn stanno riempiendo lo stage in questo momento, con le luci della sera che iniziano finalmente a calare. Il loro stoner [ma rientrano a pieno titolo nella definizione nu di poco sopra] continua piacevolmente tra riff di chitarra granitici ed una batteria d'eccezione, con una voce sempre piena e linee di basso colme e cadenzate come un rullo che avanza senza sosta su di una strada sterrata. In tutto questo, osservo un vicino di stand che innaffia un teschio e sento una voce "ma metti un porno! sei collegato? ma guardiamoci un porno!"
Ore 21:35. Luci blu e versi accompagnano la salita sul palco dei Klimt 1918, con le loro sonorita' sognanti e post-rock. Atmosfere che ben si adattano a questo parco ed al clima che finalmente sembra essersi placato. Chitarre che sembrano danzare allo stesso tempo tristi e gioiose, come a voler trasmettere un sentimento di eterea magnificenza e pace interiore.
Ore 22:07. Ricomincia a piovere. Ma noi abbiamo il gazebo. E ce la ridiamo.
Ore 22:16. Diluvia, ma tra loschi figuri che citano strani siti da visitare e la musica che prosegue nonostante la pioggia che cade copiosa, noi resistiamo tutti ammassati sotto un tendone, con un occhio volto al cielo e le imprecazioni che si sprecano ma non sono mai abbastanza. C'e' gente coraggiosa che e' ferma sotto il palco, chi con ombrello e chi senza. Si respira aria di sommossa popolare: "e' tutta colpa tua che non ci hai fatto vedere i porno! Ma ci sono i nani?"
Ore 22:59. Nonostante le gocce, gli [Zu] iniziano il loro set condito da luci stroboscopiche e urla dalle retrovie ["nane! nane!"]. Rumori ovattati che introducono strumentalmente una successione di movimenti ritmici non banali ed una scelta di strumentazione che fuoriesce dai classici canoni rock, da cui partono ma che hanno abbandonato ben presto per raggiungere spiagge di musicalita' acide e difficilmente esplorate.
Ore 23:10. Il concerto prosegue, e i suoni continuano nella loro struttura quasi aliena a martellare gli irriducibili che, muniti di ombrello, resistono asspiepati sotto il palco mentre i pochi tendoni offrono riparo alla poca gente rimasta. E' un peccato, perche il suono del sax che si intreccia alle chitarre riesce a riempire perfettamente l'assenza di una voce che difficilmente si potrebbe incastrare nelle sonorita' proposte dal gruppo. Il freddo comincia a salire, e su queste ultime considerazioni supportate da tutti i presenti vi salutiamo e vi diamo appuntamento a domani sera, sperando in minori avversita' climatiche.
DOMENICA 21 GIUGNO
Il clima oggi e' decisamente piu' clemente di ieri, e mentre finiamo di appostarci nel nostro spazio al lato del palco, i Fratelli Calafuria fanno un soundcheck colorato e rilassante. Tutto intorno ci sono ancora famiglie che hanno deciso di passare il pomeriggio di questa domenica nello splendido parco di Villa Serra, e assistono incuriosite alla preparazione dell'ultima serata del SantoRock Festival.
Ore 18:07. Sono da poco passate le 18 quando inizia il set degli Anakatami, che gia' avevo avuto la fortuna di sentire al Nota Bene a Rapallo, ma che stasera partono decisamente piu' agguerriti e grintosi. Un rock arrabbiato e abbastanza vario, con punte di nu stoner ogni tanto, senza tuttavia perdere identita' e cadere in banali cliche, e anzi, riescono a convincere tutti i presenti.
Ore 19:05. Tocca ora alla proposta degli Antea, gruppo storico di Genova nel senso che esiste da piu' di 10 anni ma che si sono presi una piccola pausa di riflessione. Il risultato e' una proposta decisamente rock con punte di psichedelia che a tratti compaiono e vanno ad incastrarsi in granitici riff di chitarra e basso, scanditi da una batteria forse non troppo incalzante ma che comunque conosce il suo posto. Il gruppo ha delle potenzialita' che ancora non riesce a materializzare concretamente, forse per una eccessiva insicurezza sul palco [che comunque e' stata riscontrata in tanti gruppi in queste serate, non abituati a calcare uno spazio cosi' grande e diverso dai club attualmente attivi nel capoluogo ligure], ed una voce che non ha ancora trovato una sua timbrica di riferimento.
Ore 19:17. La stentorea voce femminile degli Hazy Twilight presenta un rock lento e cadenzato, con arrangiamenti dal vago sentore progressive che risultano comunque un po' poco incisivi. Il brano lento che alterna il loro attacco sonoro e' forse quello piu' convincente e degno di nota.
Ore 20:01. Le sonorita' sognanti e psichedeliche dei Fase Cronica riescono a richiamare un po' l'attenzione del pubblico, e anche l'assenza di una voce non si fa notare ma e' anzi sostituita degnamente da un mix di basso e chitarra che sembrano fare cerchi concentrici e incatenarsi ai suoni di tastiera. Gli stacchi compositivi variano e spaziano creando atmosfere oniriche che forse sarebbero piu' incisive se la luce della notte fosse gia' giunta, ma e' ancora troppo presto. Ci godiamo quindi questo preludio alle tenebre che tra poco ci abbracceranno, socchiudendo gli occhi e lasciandoci trasportare da queste note sulfuree e trasognate.
Ore 20:30. Il ricercato rock italiano dei White Mosquito inizia e prosegue, canzone dopo canzone, nei loro tessuti armonici e leggermente soporiferi che non riescono ad attrarre particolarmente l'attenzione generale. Una staticita' eccessiva su un palco che andrebbe riempito e non solo abbozzato con una presenza indecisa. Ed e' un peccato perche' i ritornelli tendono a fermarsi facilmente nella testa e a farsi cantare gia' dal primo ascolto. La monotonia di sottofondo pero' non si dissolve facilmente...
Ore 20:57. Allegri e spensierati nelle loro sonorita' rock veloce [con vaghe influenze punk], i Temple Rents assalgono il parco con canzoni incalzanti e movimentate, e che trovano una loro motivazione col calare della luce. Utili alla riuscita della serata come una bottiglia di Autan in una serata primaverile [e non venitemi a dire che oggi e' il primo giorno d'estate], risvegliano un poco il torpore collettivo anche senza lasciare dietro di loro sufficienti molliche di pane per ritrovare il cammino verso la casa del rock.
Ore 22:03. Con le tenebre e' giunto finalmente il momento dei Fratelli Calafuria, che con il loro rock allegro e scanzonato riescono a far sorridere non appena i loro passi iniziano a saltellare per il palco. Il cantato italiano affascina anche grazie ad un uso della voce vario anche se vagamente isterico, e dal contenuto giovane ed irriverente. Gradevole la sezione ritmica che interrompe con curiose bisettrici sonore le circonferenze acustiche dell'igloo colorato e luminoso che fa pervenire le note fino ai cigni che, incuriositi, tendono il collo e sembrano muovere le piume seguendo la musica di questo trio milanese.
Ore 23:15. I Calibro 35 iniziano il loro set con sonorita' rock dalle vaghe influenze funkeggianti, attirando verso il palco un pubblico assetato di sonorita' anni '70, grazie ad un basso che si libra preciso e prorompente oltre i battiti che richiamano alla mente le colonne sonore di film poliziotteschi italiani. L'assenza di voce e' coperta da una chitarra che sembra cantare grazie ad effetti allucinogeni e a una precisione esecutiva notevole unita ad un gusto che sembra preovenire da altri tempi, oramai ahime' dimenticati.
L'atmosfera si trasferisce direttamente nella Roma violenta di quegli anni... spezzoni di film noir si alternano a melodie che hanno fatto la storia e sono oramai una parte integrante del nostro background culturale.
Ore 00:13. La terza ed ultima serata del SantoRock e' finita, andiamo in pace. Fino all'anno prossimo, ovviamente.
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