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12 Gennaio 2003
PENSIERO
Dammi un’ora di tempo e ti dirò chi sono. Non chi vorrei essere o chi ambirei di divenire, ma la più pura ed essenziale essenza di me stesso, quel lato di esistenza che non esiste se non nella mia testa e nei miei pensieri, nella mia ragione e nei miei sentimenti.
Dammi un’ora di tempo e cercherò di farti capire che non è possibile cercare di capirmi fino in fondo, perché io stesso stento a capire che non riesco a capire quello che in realtà dovrebbe essermi chiarissimo, ma purtroppo non lo è e ne pago le conseguenze giorno dopo giorno, ora dopo ora, minuto dopo minuto.
Dammi un’ora di tempo e non mi accorgerò nemmeno di averla avuta, come se mi avesse appena sfiorato il viso e fosse sfumata via al suono del vento invernale, al dolce cullare delle onde del mare in una tiepida ed avvolgente serata d’inverno in cui tutto sembra diventare possibile, anche l’impossibile vergato a lettere di fuoco su placche di legno appese alla memoria di un pomeriggio d’estate di tanti anni fa.
Dammi un’ultima ora di tempo, e saprai che non c’è niente sa sapere su di me che non valesse la pena di essere saputa, come testimonia il fatto che sono qui a scrivere queste misere, inutili, vuote e vane parole su di un foglio di carta che non esiste se non nella mia stessa mente, quella mente che mente e sa benissimo di mentire a se stessa quando dice di conoscersi e sapere chi in realtà vorrebbe essere e non è, quando dice di voler diventare qualcuno diverso da quanto sia umanamente possibile e quindi sfiorare l’infinito superbo e irraggiungibile che neanche gli angeli caduti riescono lontanamente ad immaginare.
Cosa me ne potrei fare, di un’ora di tempo? Ho sprecato la mia vita, le mie speranze, i miei sogni e le mie illusioni, sono svanite come un caro amico in un caldo pomeriggio d’estate, lungo la strada che portava alla conoscenza ed alla serenità, lungo il travaglio di una donna che si è rivelata essere la Morte stessa, quella madre matrigna che vorrebbe essere buona ed in realtà è solo benigna.
Datemi voi tutti, tutti insieme, un’ultima ora di tempo, e lasciatemi solo, come merito di essere e di rimanere, senza la possibilità di cambiare, di mutare, anche solo di parlare con qualcuno.
Un’ora di tempo. L’ultima. E poi basta.
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