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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
20 Luglio 2002
G8

Qualcosa da un anno a questa parte č cambiato. A cominciare da me stesso.
In occasione dell'anniversario di quanto successe un anno fa in Piazza Alimonda durante i 3 giorni del G8 a Genova, quest'oggi si č svolta una manifestazione per non dimenticare e per continuare la protesta nei confronti della cosiddetta "globalizzazione". E come l'anno scorso, non potevo mancare. Volevo essere presente, non tanto per protestare, ma anche solo per poter essere lģ a vedere con i miei occhi la veritą senza aspettare dei terzi che me la raccontino magari distorcendola a loro piacimento.

Quest'anno ho preferito recarmi in loco utilizzando il treno, e sono partito da Rapallo alle 10.51 del mattino. Vestito completamente di nero (a parte le solite inevitabile scarpe da ginnastica bianche), con una maglietta del DISI su cui spiccava il nome Pazuzu, una barba a ricordo di un anno fa e, a differenza di un anno fa, con i capelli nettamente pił corti.
Ho incontrato Alf in stazione e siamo andati insieme alla Casa dello Studente in autobus ove abbiamo studiato un poco e successivamente mangiato in compagnia di Maud. Avrebbe dovuto esserci anche Mirko, ma era a studiare a casa di Geppe e si č fermato lą. Alle 14, salutati tutti i presenti, mi sono finalmente diretto alla volta dei punti topici della manifestazione. Strada facendo, in corso Gastaldi ho incontrato Patto e sono salito a salutare Mirko e Geppe che andavano tutti insieme al mare in una spiaggetta oltre Savona.

Arrivato in Piazza Alimonda ho visto che c'erano veramente poche persone: giusto un centinaio, tra cui i soliti giovani protestanti accampati qua e lą sotto gli alberi alla ricerca di un poco d'ombra, famigliole con tanto di bambini al seguito, il tutto condito con anziani dallo sguardo ancora vivo e passeggini di tutti i colori che spuntavano qua e lą. E il solito odore di fumo che ogni tanto spuntava da angoli apparentemente nascosti, ma che paradossalmente diventavano impossibili da non notare.
Mi sono diretto verso Brignole e ho incontrato un amico ingegnere che faceva il mio tragitto ma al contrario, e ho potuto continuare a guardare i partecipanti, veramente eterogenei, di questo ritrovo per ora abbastanza scarno. A tutti gli angoli di Corso Invrea c'erano venditori di fiori, magliette e bandiere che inneggiavano a "Essere Giovani Comunisti Dentro. Oggi."(TM)
A Brignole la situazione era la stessa. Poca gente, soliti gruppi di giovani che venivano controllati dalle poche forze dell'ordine che si vedevano in giro. Sono tornato a Piazza Alimonda per dare un'ulteriore occhiata in giro e ho reincontrato l'amico ingegnere (per i posteri si chiama Davide) che tornava indietro.
Ho potuto ammirare da vicino il lato della chiesa che č stato adibito ad altare in memoria di Carlo Giuliani, tutto ricoperto di poesie e fiori che ieri sera non c'erano. Per terra, ove l'anno scorso giaceva il corpo di Giuliani, č stato steso un telo variopinto a simboleggiare la lapide di un ragazzo oramai diventato un simbolo di un movimento. Fiori ovunque anche qui. Fiori per ricordare, fiori per non dimenticare. E su tutti questi fiori, le note di un gruppo musicale che suonava in un angolo della piazza.
Dopo aver visto abbastanza, mi sono diretto verso il Porto Antico. Passando di nuovo per Brignole ho notato come di fosse ulteriormente svuotata e come piuttosto sembrasse che le persone stessero iniziando a dirigersi verso Piazza Alimonda. Ne ho approfittato per prendermi un Pepsi e dissetarmi un poco. La piazza di fronte a Brignole invece era un vero e proprio accampamento di gente che banchettavano e si riposavano sull'erba soffice, stranamente pulita e ben tenuta. Ed anche qui, veramente poche forze dell'ordine qua e lą. Salendo per Via XX Settembre ho finalmente capito dove erano tutti i carabinieri ed i poliziotti. Le vie traverse ne erano ricolme, e non solo. La FNAC, Ricordi, Mondadori, Feltrinelli, perfino il McDonald non hanno chiuso i battenti, e di conseguenza le (poche) forze dell'ordine presenti erano piazzate in modo da controllare quelli che potevano essere i punti critici.
Piazza DeFerrari presentava i soliti banchetti con persone che facevano propaganda con i soliti megafoni, poster appesi in ogni posto libero disponibile, e persone di ogni ceto e appartenenza sociale che approfittavano dell'occasionale disordine per poter bagnare i piedi dentro la fontana, miraggio ambito in una giornata qualunque quando il caldo inizia a farsi sentire. Via San Lorenzo continuava ad essere ancora pił deserta e le poche persone che vi transitavano mi sono sembrate pił turisti capitati a Genova nel giorno sbagliato piuttosto che manifestanti. E la situazione č continuata nell'area del Porto Antico. Desolazione, quasi non c'era anima viva che passeggiava. Non sembrava proprio che fosse un sabato pomeriggio. Unica nota di colore, ho visto da lontano Paola Bonetto (con accompagnatore) seduta su una panchina che mangiava un gelato. Forse approfittava di quell'attimo di pausa per poter ammirare una parte di Genova che normalmente č letteralmente sommersa da turisti e non. In effetti, come darle torto?
Ho quindi deciso di tornare in stazione, ma questa volta passando per i vicoli, che sono risultati essere quasi pił deserti delle vie normali. Qui, sul serio, non si vedeva proprio nemmeno un poliziotto. Una volta giunto in Piazza DeFerrari ho visto che c'era pił o meno la stessa quantitą di persone di prima, e quindi non mi sono soffermato oltre. Scendendo gił per Via XX ho incontrato Nabil che saliva, e abbiamo scambiato due rapide parole e relative opinioni. Via San Vincenzo era come il resto della cittą: deserta.
Una volta giunto in vista della stazione, esattamente di fronte al palazzo della Telecom, ho fatto l'incontro del giorno. In mezzo ad un gruppo di ragazzi che erano seduti sul marciapiedi aspettando chissą cosa, c'era lui. Teo Mora. Non ho potuto fare a meno di andare a salutarlo, e mi ha confermato quelle che erano le mie impressioni: gente ce n'era veramente meno delle aspettative. Mentre eravamo lģ che parlavamo č arrivata la moglie Marina Rui con un altro tipo, e hanno iniziato a parlare di "ministri bastardi da mandare affanculo", "treni che arrivano da Milano con solo 5 persone a bordo", ed altro ancora. Ho scoperto che la manifestazione ufficiale con tanto di corteo sarebbe iniziata alle 18 da Brignole per dirigersi verso il Porto Antico, ma erano le 17.15 ed ero gią stanco dato che camminavo sotto il sole da pił di 3 ore, e quindi ho salutato e mi sono diretto in stazione.
Mentre aspettavo il treno ho sentito i megafoni che cominciavano ad arrivare nella piazza sotto e ad incalzare la gente. E mentre succedeva tutto questo, la bambina che era seduta nella panchina di fianco alla mia stava scegliendo la suoneria per il cellulare nuovo appena acquistato in compagnia della madre: "faccetta nera" č stata la sua scelta finale.
Come previsto, di quell'aria di guerriglia urbana che l'anno scorso si respirava nella strade come fosse un morbo che si era attaccato ai muri e sulle strade, non resta che un ricordo sbiadito. Un ricordo testimoniato da un altare di fiori eretto abusivamente in Piazza Alimonda, per una delle due vittime di quelle che sono state le giornate del G8 l'anno scorso.

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