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Daniele
Assereto

Gennaio 2015

19 gennaio 2015
GOAL OF THE DEAD

Oramai gli zombie li puoi trovare dappertutto: anche sulle tazze del caffé.
Fino a qualche decennio fa comparivano solo in rari film splatter o dal vago contenuto sociale, e si contavano sulle dita di una mano. Poi, col passare del tempo e delle mode, hanno iniziato a dilagare in sempre più pellicole, hanno sforato la parete del mondo dei fumetti e dei libri, quadri e costumi di carnevale, serie televisive e blockbuster hollywoodiani. E, immancabilmente, sono arrivate anche le temutissime parodie.

Nonostante vi sia qualche sparuto focolare che, nel mucchio, riesce a salvare la faccia in una distesa di esacerbante mediocrità, esistono poi esemplari di una rara bruttezza che andrebbero dimenticati ancor prima dell'adolescenza. Un esempio su tutti? Goal of the Dead: è una storia insulsa con calciatori zombie [ed il confine tra malattia infettiva e decesso è sempre più labile] e personaggi che l'unica cosa che meriterebbero di prendere a calci sarebbe solo la sceneggiatura. Due ore di film che si sono fatte dimenticare per due settimane dal mio cervello, dopo avervi assistito. Due ore di film che gridano vendetta al cielo, ma cadono nel nulla più profondo. Due ore di film che risultano talmente inutili dal farmi passare anche la voglia di continuare a scriverne. E così farò.

Comunque: non cercatelo. Non guardatelo. Non pen