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Agosto 2010
19 agosto 2010
ALICE COOPER @ MAJANO
Scene di tortura, sangue che spruzza in tutte le direzioni, mostri deformi, ghigliottine e altri differenti strumenti di morte: no, non è la descrizione del prossimo film di Wes Craven, ma il palco allestito in occasione del concerto di Alice Cooper a Majano, pochi chilometri sopra Udine, il 12 agosto 2010.
Sono decenni che lo spettacolo continua, ma ogni volta riesco ancora a stupirmi per qualcosa che avviene durante lo show del cantante di Detroit: un travestimento, un'interpretazione nuova, o anche solamente un gesto. Ed il "Theatre of Death" Tour non fa eccezione, non risparmia niente e nessuno: è questo che rende magico assistere ad un concerto di Alice Cooper. E' come andare ad assistere ad uno spettacolo di Grand Guignol in un'epoca in cui siamo oramai bombardati da effetti speciali strabordanti che hanno oramai assuefatto i nostri occhi. E' come ricevere un pugno allo stomaco che ci lascia ancora e sempre senza fiato, privandoci della forza di reagire. E' come essere spettatori di uno spettacolo macabro e affascinante allo stesso tempo, talmente macabro che non riusciamo ad allontanare lo sguardo, talmente affascinante che scopriamo di essere immobili di fronte a quella violenza teatrale che si para davanti al nostro viso: ma è una violenza innocua, lo sappiamo. E forse è proprio questo il fascino di ogni spettacolo di Alice Cooper.
Non mancano gli inevitabili cavalli di battaglia che hanno reso celebre il suo repertorio: si comincia con quella "school's out" che da generazioni è oramai un inno all'inizio dell'estate, proseguendo con "no more mr. nice guy" e l'immediata "i'm eighteen". Tutte canzoni del periodo d'oro di Alice Cooper, quando ancora il nome era quello di un gruppo che non sbagliava un disco sotto la direzione artistica di Bob Ezrin. Poi la magia si sciolse, e ne uscirono canzoni più riflessive e personali come "go to hell", "black widow", "guilty", "cold ethyl" e "from the inside", direttamente dal periodo più cupo della vita di Mr Cooper: erano gli anni in cui l'artista entrava ed usciva dalle cliniche per disintossicarsi dall'alcool, e sono canzoni che non si ha spesso la fortuna di sentire dal vivo. Viene poi strizzato l'occhio all'ultimo periodo compositivo con brani quali "wicked young man", "vengeance is mine" e "dirty diamonds", per completare quel discorso artistico iniziato più di 40 anni fa e che si è concesso ben poche pause lontano dalle scene. Ma è su canzoni più famose che esce tutta la magia e la voglia di divertire.
Il gruppo che lo accompagna, in formazione classica composta da due chitarre, un basso, e la batteria, dimostra di saper infondere nuova verve anche su quelle note che abbiamo oramai sentito centinaia di volte, dalla struggente "ballad of dwight fry" all'immediata "billion dollar babies", dalla tragica "i love the dead" alla più lineare "killer", e ne è una conferma il fatto che lo stesso Alice Cooper ha da poco ri-registrato alcuni suo vecchi inni per aggiornarli a sonorità più consoni ai nostri tempi: è così che ha preso vita l'ep Alice Does Alice, acquistabile solamente su internet.
Le canzoni proseguono implacabili e senza lasciar possibilità di riprendere fiato alle persone immobili sotto il palco, e c'è anche spazio per gli assoli solisti dei singoli musicisti, come sempre: una sorta di tributo del cantante al valore dei musicisti che lo accompagnano, per lasciare loro l'opportunità di dimostrare il proprio valore anche al di fuori delle canoniche esecuzioni live. E' una pausa tra una decapitazione e un incubo visivo, una pausa tra un cambio d'abiti e di scena che si incastra alla perfezione nel meccanismo dello spettacolo stesso.
Il set purtroppo è più breve del previsto, e dopo un'ottantina di minuti e una "elected" eseguita con tanto di bandiera italiana sventolante tra le mani, il concerto si chiude esattamente come era iniziato, sulle note di quella "school's out" che termina il copioso flusso di sangue e cede nuovamente il posto all'estate ancora in corso. Lascio che lo sguardo indugi ancora per qualche minuto sul folto pubblico che è venuto fino in questa remota parte dell'Italia per assistere ad uno spettacolo di horror rock che penso resterà indelebilmente marchiato nei loro cuori, e prometto a me stesso che il 18 novembre non mancherò il suo prossimo appuntamento, all'Alcatraz di Milano.
Il sipario si alza, e il sangue cessa infine di scorrere.
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