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Daniele Assereto
Daniele
Assereto


 
Gennaio 2010

17 gennaio 2010
CATTEDRALE

Piangi le tue lacrime.
Ti trovi davanti all'ennesima porta chiusa, e ti volgi indietro. Tutto quello che hai passato, ogni ricordo che ti ha portato qui, oggi, ti si affaccia nuovamente alla memoria, e per cosa? Hai ancora di fronte una porta chiusa. Serrata. A chiave. Quali meraviglie vi si nascondano dietro, puoi solamente immaginarlo, e le gambe non reggono il peso delle lacrime che iniziano a scorrerti lungo le guance. Crolli a terra, pesantemente, dopo tutta la fatica che hai fatto per arrivare dove sei. Vorresti essere altrove, ma non puoi fare a meno di fissare con lo sguardo quella porta massiccia che ti sbarra il cammino. E' uno sguardo di sfida, e allo stesso tempo uno sguardo di terrore. Provi a spingere, tirare, spingere ancora, ma sei oramai privo di forze. Tutte le gocce di sudore che ti scivolano lungo le braccia si uniscono alle lacrime che non smettono nemmeno per un istante di scappare dai tuoi occhi, e vanno ad unirsi al ricordo di tutte quelle che hai versato nel corso della tua intera vita.
Quante porte chiuse ti sei trovato davanti, e sei riuscito ad oltrepassare? Ne hai perso il conto. A quale prezzo? Non esiste una risposta a questa domanda, esistono solo infinite altre domande. Irrisolte. L'unica cosa che sai, l'unica cosa che ricordi, è la cattedrale gotica che potrebbe essere edificata con tutte le tue lacrime, una costruzione maestosa ed imponente in cui cerchi rifugio e conforto ogni volta che devi confessare i tuoi migliori segreti, i tuoi peggiori peccati. E' la tua cattedrale di lacrime, è l'unico posto in cui puoi piangere a testa alta, senza temere che nessuno ti possa vedere, senza dover rendere conto a nessuno. E' questo, quello che vuoi adesso?
Alzati.
Una porta chiusa non è altro che un dubbio che devi provare a risolvere, non è altro che un colore sbiadito nella tua memoria confusa. Una porta chiusa è solo un passaggio, niente più di un istante che dimenticherai non appena ne avrai varcato la soglia, ma che resterà dentro di te per sempre, a memoria imperitura di tutte le guglie di pianto che hai dovuto costruire intorno a te per riuscire a essere quello che sei, per riuscire a dimostrare che non esiste maniglia a cui voltare le spalle. La resa non è consentita. Il perdono si, l'amnesia no.
Stringi i denti più che puoi, urla pure al cielo tutte le imprecazioni che ti passano per la testa, tanto le stelle sono sempre in ascolto. Ti vedono, ti osservano, ti giudicano. Sanno tutto quello che sei, tutto quello che sai. Ed è proprio per questo che in fondo, dietro quel tenue brillare che si è spento magari migliaia di anni fa, continuano a sorridere.
Adesso.
Piangi pure le tua lacrime, se vuoi.
Ma, poi.
Alzati.

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