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Novembre 2009
5 novembre 2009
POLIFONIE
E' assurdo che Vasco Rossi sia stato insignito honoris causa del titolo di dottore in scienze della comunicazione. C'è chi dice che un Poeta, per quanto eccelso – non avrà MAI il pubblico urlante di qualsiasi Bruce Dickinson al Rock in Rio. Ma è la forza della quantità. E' quello che dice Berlusconi. Tutto si mescola.
Da metallaro [o comunque da persona con un background musicale di un certo tipo] mi sento chiamato in causa e mi permetto di aggiungere due righe. Per limitata che sia, la mia cultura letteraria si ferma ad un liceo scientifico portato a termine con soddisfazione e ad un corso universitario terminato anni fa, ma non ho smesso di continuare a dedicarmi alla lettura parallelamente all'ascolto di artisti musicali che nulla hanno da invidiare, nel messaggio che propongono, a classici che vengono imposti sui banchi di scuola [sia essa d'obbligo o meno].
Se si parla di forma, ci sono forme che più attraggono i giovani, perchè non dimentichiamo che i giovani sono il futuro. Banale, quello che volete, ma vero. Tra venti, tra trent'anni non saranno dei sessantenni che si dilettano a fare poesia nel tempo libero a prendere le redini e cercare di portare avanti un paese, una nazione, un mondo intero. Saranno i giovani di oggi, i giovani di domani, magari qualche giovane di ieri [ma non troppi, non esageriamo]. E se questi giovani avranno tratto più nozioni e valori da una canzone di Vasco piuttosto che da un racconto di Hemingway, a me non importa: basta che il loro lo facciano, e lo facciano bene. Mi inchinerò di fronte alle loro fonti di ispirazione, perchè il contenuto che è arrivato ai loro cuori [e adesso non sto più parlando di forma, ma di contenuto] magari non è quello che è stato loro imposto su impolverate pagine di qualche testo scolastico, ma in parte dalla vita, in parte dalla musica rock che hanno ascoltato, in parte da chissà cosa. Perchè colpevolizzare a priori un mezzo di comunicazione quando semplicemente perchè questo è più immediato di altri? Un mezzo è uno strumento, è come un'arma: c'è chi la sa usare, e chi no. Ma non è dell'arma stessa la colpa [o il merito] di chi la utilizza, di chi la impugna, di chi dimostra di saperla usare per tentare di raggiungere i propri obiettivi. E se poi, alla fine del discorso, scopriremo che quell'arma ha permesso il raggiungimento anche altri obiettivi, allora non potremo fare altro che inchinarci di fronte a chi è riuscito in tanto.
Non siamo più nell'ottocento. Non bastano più penna e calamaio per cercare di cambiare il mondo. Spegnere la televisione, iniziare a pensare con la propria testa, lanciarsi nelle battaglie che si credono giuste anche a rischio di prendere sonore facciate. Una volta c'era più tempo per scrivere, c'erano meno distrazioni, eccetera eccetera. Vogliamo continuare a ripetercelo all'infinito? Okay. Ma i mezzi di comunicazione sono cambiati, e così pure la concezione di cosa possa essere Arte o meno. Che il metal [o il rock] sia arte, non sta a me dirlo. Ma colpevolizzarlo quando è solo un mezzo, non è nè corretto nè intelligente. Vi uccidessero un figlio [avrei scritto un genitore, ma ho temuto che parecchi qui oramai possano esserne privi e ho cambiato parente] dareste la colpa al coltello che l'ha pugnalato?
Esiste però una scala valoriale, secondo cui ad esempio Dostoevskij è meglio di Tex Willer, scala valoriale che viene messa in discussione dalla cultura di massa. Ma è ovvio che è meglio di Tex Willer, il problema sta casomai nel considerare un mentecatto colui – cioè la grandissima maggioranza – che principalmente si forma nutrendosi della molteplicità delle culture basse, considerando Dostoevskij come una delle opzioni, non come L'OPZIONE, senza per questo sentirsi o essere per forza un coglione.
Dall'alto della mia bassa cultura, mi viene da chiedermi quali siano i canoni che utilizza per definire le OPZIONI a cui la cultura di massa dovrebbe attingere. Ci sono talmente tante interazioni e intersezioni, come lei stesso dice, ma subito dopo si sofferma su dire cosa si e cosa no. Non credo esista un Bignami culturale che separi il bello dal brutto, che sancisca cosa sia Cultura e Arte, e se lei ne è in possesso la prego di rendercene tutti partecipi, sarebbe interessante e sicuramente una buona base di discussione, ne sono sicuro.
Sorrido al pensiero che poi si consideri Tex Willer OVVIAMENTE peggio di un Dostoevskij. Leggo il fumetto creato da Gian Luigi Bonelli da quando avevo otto anni, e posso assicurare che ho imparato più valori morali da un qualunque suo albo piuttosto che da un tomo del De Sanctis. E facendo tale esempio, poi si pecca di superficialità estrema ignorando autori come Bill Watterson, Charles Shultz, Walt Kelly, giusto per fare i primi nomi che mi vengono in mente, che sicuramente TANTO hanno dato alla Poesia e l'Arte anche usando una forma che può essere considerata insolita dai puristi, ma che sempre pregna di contenuto è. Andando più nel presente e nell'italico idioma [non vorrei mai essere accusato di esterofilia], come non citare gli italiani Paolo Aldighieri e il suo Eriadan o Marco D'Ambrosio con Canemucca. Perchè limitare la visione a un Tex Willer? Sarebbe come dire che la poesia si ferma a Pascoli. L'orrore, l'orrore, l'orrore.
Intrattenimento? Stiamo parlando di intrattenimento? Spegnete Striscia la Notizia adesso, dai.
L'insostenibile eternità dell'adolescenza.
Invecchiando non si rimbambisce, si torna soltanto bambini. E dunque?
I valori morali di Tex sono esattamente quelli del ranger Walker, l'ideologia del più forte, la distinzione tranciante fra buoni e cattivi, il finto rispetto della cultura indiana quando è sottomessa e marginale, e utile a produrre fanfaluche spiritualiste – ed è il perfetto veicolo del bushismo. Da De Sanctis hai appreso senza saperlo (altri lo hanno fatto per te) che le scritture devono attivarsi nella vita sociale, le analisi del monarchico e ottocentesco Dostoevskij sono 100 volte più cariche, ricche, sottili, emozionanti e dunque nuove di quelle di Bonelli – ad es. appunto sulla distinzione fra buoni e cattivi. Scusa, ma non si possono sparare queste cazzate spacciandole per modernità, un neonato è più nuovo di un vecchio nel regno animale, fra gli umani valgono tutt'altri criteri. Delle letture di Tex, che ho interrotto dopo gli 8 anni, mi è rimasto solo l'ottimo sistema per far ripartire i cavalli stanchi, ma è pure incompatibile con le idee animaliste.
I valori morali non si assimilano SOLO da una fonte, ma da più di una. In prima parte dalla famiglia, ma questo è un altro discorso. Chi sia lei per dire quali siano i miei valori proprio non lo so, visto che non mi conosce, e vedere che li limita ad una sola fonte lo trovo altamente offensivo. Sarebbe come se io pensassi che lei sia un berlusconiano solo perchè segue una trasmissione a caso su Canale5, Italia1 o Rete4. Che poi posso capire [ma non condividere], se si considera Striscia la Notizia un veicolo di messaggi culturali e/o artistici, allora forse sono io che sbaglio, che non ho capito niente.
Vedere poi che continua a soffermarsi ancora ad una sola figura è ancora più castrante, perchè il discorso non era se Tex Willer [un personaggio, non un autore, comunque: si capisce almeno la differenza? Lei ha mai letto il Tex Willer disegnato e pensato da Magnus?] abbia più spessore morale di un Dostoevskij, ma sottolineare come sia riduttivo pensare che non esistano forme d'Arte e di Poesia al di fuori dei soliti canoni ottocenteschi a cui lei come altri sembra essere fin troppo legato. A otto anni ha interrotto la lettura di Tex per passare a Dostojevski? Forse si capiscono molte cose da questo. Ma l'Arte figurata [chiamarli semplicemente "fumetti" rischia di essere riduttivo] non si ferma a Bonelli & C., come ho già fatto notare sopra. Se lei pensa che queste siano cazzate mi spiace, perchè non fa altro che dimostrare di avere solo un paio di paraocchi che la portano ad ignorare nuove forme di comunicazione poetica [e no, non mi sto riferendo a Striscia la Notizia] attraverso mezzi che fino a 50 anni fa forse non erano concepiti e concepibili ma adesso, nel 2009, esistono eccome.
Noi ci definiamo in una scala di valori, se tu prendi a male il termine cazzate è perchè ritieni che il cervello VALE più del cazzo, almeno in una discussione (chi può darti torto) e ci sei dentro come tutti. E i valori che ho elencato non sono quelli di Tex, che è un contorno di grafite nemmeno colorato, ma di Bonelli.
Lungi poi da me negare il valore del fumetto... come ho già detto, sdoganavo la cultura bassa già 20 anni fa, quando la cosa aveva un senso... ma qui c'è una confusione di fondo... Bonelli vale anche qualcosa, ma su un piano strettamente formale e estetico... lì Tex può valere quanto Miskin... ma un testo veicola tutta un'altra serie di contenuti... sul piano dei contenuti analitico-intellettuali ad es. non mi potrai certo confrontare i dialoghi di Platone con quelli di Kit Carson, che opina solo sulle patatine fritte (e le bistecche alte così)... per non dire di quelli emotivi più profondi, dei contenuti metafisici, ontologici, quelli che attengono all'indicibile... e così via (appunto sono così complessi da non essere esprimibili attraverso un mezzo come il post...)
P.S. Per la cronaca: striscia mi fa schifo, sono i buffoni del re... vedo solo blob.
Ma dove nasce l'esigenza di gerarchizzare le espressioni artistiche???
Comprendere la poesia di Johnathan Evans Prichard, Professore emerito. Per comprendere appieno la poesia, dobbiamo, innanzitutto, conoscere la metrica, la rima e le figure retoriche e, poi porci due domande: uno con quanta efficacia sia stato il fine poetico e due, quanto sia importante tale fine.
La prima domanda valuta la forma di una poesia, la seconda ne valuta l'importanza. Una volta risposto a queste domande, determinare la grandezza di una poesia, diventa una questione relativamente semplice.
Se segniamo la perfezione di una poesia sull'asse orizzontale di un grafico e la sua importanza su quello verticale, sarà sufficiente calcolare l'area totale della poesia per misurarne la grandezza.
Un sonetto di Byron può avere valori alti in verticale, ma soltanto medi in orizzontale, un sonetto di Shakespeare avrà, d'altro canto, valori molto alti in orizzontale e in verticale con un'imponente area totale, che, di conseguenza, ne rivela l'autentica grandezza.
Procedendo nella lettura di questo libro, esercitatevi in tale metodo di valutazione, crescendo così la vostra capacità di valutare la poesia, aumenterà il vostro godimento e la comprensione della poesia.
Escrementi.
Questa è una battaglia, una guerra e le vittime sarebbero i vostri cuori e le vostre anime. Armate di accademici, che avanzano misurando la poesia, no, non lo permetteremo, basta con i J. Evans Prichard. E ora, miei adorati, imparerete di nuovo a pensare con la vostra testa, imparerete ad assaporare parole e linguaggio. Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo.
E' in preda ad un rigurgito cinematografico delle pre adolescenza?
Si, a volte mi capita. Ho la digestione lenta. Molto lenta.
E alla domanda sull'individuazione di gerarchie artistiche, mi permetto di aggiungere: cosa è Poesia oggi? Chi è Poeta? Sarà anacronistico, ma non posso non ricordare un passaggio di Benedetto Marcello [1686 - 1739]: “In primo luogo non dovrà il poeta moderno aver letti, nè legger mai gli autori Latini o Greci, imperciocchè nemmeno gli antichi Greci o Latini hanno mai letto i moderni. Non dovrà similmente professare cognizione veruna del metro e verso italiano, toltane qualche superficiale notizia che il verso è di forma di sette e d'undici sillabe, con la quale regola potrà poi comporre a capriccio di tre, di cinque, di nove, di tredici e di quindici ancora. Dirà bensì di aver corsi gli studi tutti di Matematica, di Pittura, di Chimica, di Medicina, di Legge ecc. protestando che finalmente il Genio l'ha condotto con violenza alla Poesia...”
Posto che in arte la forma è contenuto (e viceversa), e quindi la struttura formale è importante, almeno quanto la percezione che attiva e l'ordine di discorso che costruisce, è indubbio – almeno per me, sia chiaro – che il giudizio di merito sull'artisticità o meno di un'esperienza esula il solo gusto personale; gusto per altro lecito (ci mancherebbe!), ma foriero di errori interpretativi se eletto a canone. Il problema allora è: quali sono gli “altri” (i “molti” altri) che considerano Vasco un poeta? Basta la presenza di una folla adorante a fare un santo? Mi dispiace, sono abituato a leggere esperti di popular music del calibro di Cris Cutler (anche ottimo batterista – with Henry Cow et ultra, altro che Metallica!), per accantonare la necessità di affrontare un'opera con scrupolosa esattezza. Analizzare l'operazione compiuta da Vasco con la canzone Creep dei Radiohead's può svelare molto di più di quanto si possa immaginare sulla sua – di Vasco – insulsaggine. Vasco è estraneo alla canzone, la svilisce, ne trasforma radicalmente il senso. L'analisi musicale non è certo una scienza esatta, però una certa oggettività, se permettete, è importante che la mantenga. Ascoltatevi le due versioni e ognun si faccia il suo parere ... Ma soffro davvero a parlare di Vasco, consolante narcotico per folle ammaestrate, evocazione di un nulla celebrativo, febbrile sospensione del pensiero, evidenza lineare dei tempi di merda che viviamo... Intollerante? Lo sono, certo, e lo rivendico: la musica pulsa al di là, pulsa raggiante, per mia fortuna. Mi scuso per il tono, ma quando ci vuole ci vuole...
Lei però non può criticare e giudicare un artista [Vasco, nello specifico] solo in base solo all'ultima canzone... sarebbe come criticare un libro di poesie valutando solo l'ultimo verso, e non curarsi di tutta la storia precedente. Possa piacere o meno [sui gusti personali non mi intrometto] Vasco si è costruito i meriti a cui è arrivato attraverso tutta la vita, e così come non si critica un romanzo dalla copertina non si può nemmeno non considerarlo un artista solo in base all'ultima canzone. Vasco ha il merito di essere arrivato a generazioni [si, generazioni: non una sola] di ragazzi con le sue canzoni, e di questo non si può non prendere atto e rendergliene merito. Se poi dà fastidio che lo si possa appellare Poeta, allora questo è un altro discorso. E torniamo sempre lì: cosa è Poesia e cosa no? Chi lo decide? In base a cosa? La gente comune, o un gruppo elitario di persone? A chi sta veramente la scelta di decidere cosa sia Arte e cosa no? E soprattutto: se sono poche persone a decisere cosa sia bello o sbagliato, cosa sia alto e basso, cosa sia artistico e cosa no, stiamo ancora parlando di comunicazione?
Buttiamola sul ridere. Incredibile: alcuni commenti pro-Vasco letti corrispondono perfettamente all'analisi scherzosa delle caratteristiche dei suoi fans fatta sulla Nonciclopedia.
Le caratteristiche elencate in quell'articolo scherzoso si applicano ai fans di un qualunque “mito”. Provi ad andare a toccare i Beatles o un Elvis Presley, e vedrà comunque orde di fanatici con comportamenti simili a quelli descritti dalla Nonciclopedia. Trovo comunque non pertinente al dialogo il cercare di mettere in dubbio l'attendibilità di certe argomentazioni, che erano ben lungi da quelle da lei ironicamente linkate: nessuno ha detto “Vasco è Dio” [anche perchè andrebbe in conflitto con almeno un altro Lemma], e nessuno intendeva farlo.
Se poi invece intende prendere seriamente [e usare quindi come prova] il contenuto della Nonciclopedia, si potrebbe scoprire che “Leopardi fu un precursore del movimento black metal”.
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