"...And now I fall into oblivion
dressed by winds and rain
and now I'm small in my conjunction with
the cold in icy earth..."
Era gia' andato a vedere un paio di loro concerti, e questo nuovo promo non faceva che confermare l'opinione che il Gatto Fenriz aveva di loro. I Revenant erano un buon gruppo black. D'accordo, non proponevano forse niente di troppo nuovo o originale, ma i miglioramenti in questo nuovo lavoro "Juliette" si sentivano eccome. Registrato negli immancabili Nadir Studios di Tommy Talamanca, i 30 minuti scorrevano via piacevolmente tra continui cambi di tempo e di melodia che coinvolgevano e non facevano annoiare l'ascoltatore. Il punto di forza del gruppo ligure era senza dubbio l'ambigua versatilita' del cantante Deimos, capace di giocare con le proprie linee vocali come un bambino gioca con un pallone, riuscendo a stravolgere completamente i brani e dimostrando che non basta saper gridare per poter stare dietro un microfono. Notevoli anche i riffoni di chitarra creati da Phil e marco, oscuri e maligni al punto giusto, le potenti linee di basso di Joe e i ritmi ora stoppati ora indemoniati di Ale. Uscivano cosi' brani come "Ravished" o "Beyond the tower of redemption" dal classico feeling black, ma si lasciava spazio anche a "La cute del male", atipica litania recitata in italiano che concludeva il promo-cd.
Il punto debole dei Revenant era quindi la poca originalita' del prodotto, perche' le idee c'erano e anche tante, ma andavano a sparire in un genere ed in una scena che era gia' stata spremuta fino all'osso. Il rischio era quello di passare inosservati. Ma il Gatto Fenriz sapeva anche che non si sceglie a tavolino il genere musicale da suonare. E' la passione che c'e' dietro...
"... I was sleeping near thee
thou strewn by warm palls
no more talking to me
thou were dead with my soul..."