Il ruolo ricoperto da questa band nell'evoluzione della scena e' unico perche' sono sempre meno i gruppi che deviano dallo sterile sentiero comune e si avventurano la', dove pochi sono andati ... che lo si voglia o meno, sta' proprio in questa capacita' di elevarsi dalla massa rischiando di proprio, scommettendo sulle idee che band come i Meshuggah si son conquistati lo status di pioneri prima, e geni poi. Non e' da tutti fare a brandelli il meglio del thrash di fine anni anni 80' e mescolarlo con jazz, fusion, prog, atmosfere cibernetiche e chissa' cos'altro, filtrando il tutto attraverso un'ottica oltranzista e sperimentale; prendendo spunto dalla moltitudine d'influenze che ogni singolo componente vuole mettere a disposizione della band, riassemblando il puzzle in una nuova veste dura e spiazzante. Questi cinque ragazzi di Umea possono dire di essersi creati da soli e dal nulla, tenendo saldo solo l'amore per l'impatto, la durezza e l'estremismo sonoro piu' tecnico e imprevedibile; dando vita ad una nuova, inarrestabile, macchina da guerra che come un vortice ha risucchiato tutte le folli idee di base, reinventando ritmiche, riff e il modo stesso di concepire l'impatto del metal piu' estremo e cervellotico. Il risultato ottenuto e' concentrato di armoniche, assoli free jazz, riff al bisturi e tempi che variano troppo frequentemente per esser colti o capiti al primo ascolto, dove la rabbiosissima voce di Jens Kidman ruggisce dall'occhio del ciclone e rende il lavoro estremamente intenso e sofferto. Se poi aggiungiamo che spesso si va in contro ad atmosfere psichedeliche e rumoreggianti, possiamo star sicuri d'aver pane per i nostri denti tanto da non poter restare indifferenti al cospetto di pezzi come 'Future Breed Machine', la sintesi del Meshuggah-pensiero e del metal stesso; un distillato di tutto cio' che si e' sempre desiderato: dalla tecnica mai fine a se' stessa all'esplosivita', dalla melodia ( inserita magistralmente a meta' del pezzo ) al guitar solo improvvisato e indefinibile. Nessuno steccato esiste in questo disco, dove pezzi come la strumentale 'Acrid Placidity' ( oscuramente da brivido ) e i panzer chiamati 'Vanished' e 'Suffer In Truth' abbattono ogni resistenza, sfuggendo ad ogni catalogazione e a qualsiasi etichetta. Non mancano inserimenti di tastiere a dare un'atmosfera sub-umana e angosciosa, dove il malessere ed il dolore sono evocati in song come la jazz-suite 'Soul Burn' e la visionaria 'Sublevels', dalle quali si nota una certa passione per autori quali H.P.Lovercraft e Clive Barker. Con questo cd si riprende un discorso che era stato ( prematuramente ) interrotto da Pestilence ( Spheres ) e Cynic ( Focus ), grazie ad una produzione roboante e pulitissima ad opera di Daniel Bergstrand ( un uomo, un mito! ) i nostri riescono pienamente a far convivere un assalto furibondo, quasi primitivo con una tecncica sopraffina; perche' prima di tutto questi signori di svezia sono dei fenomenali musicisti, soprattutto nelle persone di Tomas Haake ( batteria ) e Fredrik Thordendal ( chitarra ). Una vera pietra miliare, alla pari dei piu' famosi ( e venduti ... ) Demanufacture e Burn My Eyes usciti, beffardamente, nello stesso periodo.
Evolution in reverse now it's time for me