L.A. GUNS - l.a. guns (1988)
Maggio 2000
Nella seconda meta' degli anni ottanta da Los Angeles parte un nuovo fenomeno, una rivoluzione del modo di intendere il glam. Il nuovo stile verra' presto ribattezzato "street" a intendere la sua provenienza dai bassifondi e la carica di rabbia che questo comporta. Capostipiti del genere sono senza dubbio i Guns 'n' Roses di Axel Rose e Tracii Guns; ma questa formazione e' destinata da subito all'instabilita' e ben presto Tracii abbandona la barca per mettere in piedi un suo progetto, gli L.A. Guns appunto. Il primo omonimo album e' del 1988 e contiene una carica tale da collocarlo indelebilmente tra i grandi lavori del metal in genere. La formazione e' stellare: alla voce troviamo l'ugola d'oro Philip Lewis, alle chitarre oltre a Tracii Guns c'e' Mick Cripps (quest'ultimo anche alle tastiere), e la sezione ritmica e' data da Kelly Nickels (basso) e Nickey Alexander (batteria).
Un disco cattivo, forse non particolarmente potente ma dall'adrenalina decisamente elevata. L'opener "No mercy", veloce e graffiante, e' un grido di battaglia; ritrovarsi a cantare (o urlare semplicemente) il ritornello e' un attimo. Ma attenzione, qui non ci sono melodie catchy, o ritornelli melodici, la forza di questo album sta' proprio nell'impatto, tanto che la ballad "One way ticket" sfugge alla regola del mi-sciolgo-per-te e anzi graffia da fare male. Non e' un caso insomma che nel retro di copertina la band si presenti armata fino ai denti! Una produzione grezza, a tratti anche troppo, alimenta il clima stradaiolo che scaturisce da ogni solco di questo vecchio vinile. Canzoni molto veloci dal cantato urlato straripante liriche trasgressive, con assoli al fulmicotone. La prima facciata non da' tregua: "Sex action" e' sensuale, "One more reason" e' desolante ("Gimme one more reason to die!"), "Electric gypsy" e' disturbante e "Nothing to lose" e' rabbia allo stato puro. La side B e' sempre carica di tensione, ma questa viene stemperata al meglio dalla strumentale "Cry no more", delicato arpeggio di chitarra accompagnato da cenni di orchestrazione; intro alla successiva "One way ticket" di cui si e' gia' detto. Merita pero' certamente di essere ricordata anche la conclusiva "Down in the city", un po' perche' si tratta di un pezzo davvero coinvolgente, un po' perche' in essa troviamo tutti i cliche' del genere, dagli stacchetti per aumentare la tensione alle armoniche a bocca ai campacci! Divertentissimo notare come certe soluzioni fossero in effetti degli stereotipi...
Lavoro in ogni caso maiuscolo, frutto probabilmente di frustrazione e di voglia di rivincita, in fondo come moltissimi altri nel metal; album cosi' gli L.A. Guns non ne faranno altri, perdendosi alla ricerca del successo e quindi della melodia facile facile, fino all'inevitabile scomparsa negli anni novanta. In definitiva quello che vi sto' presentando e' un disco che all'epoca aveva le stesse potenzialita' di "Appetite for destruction", riscoprirlo oggi, finita l'ubriacatura per la band di Axel Rose, e' un atto dovuto.

VOTO: 1/1
Marco LG
INFO:
Anno: 1988
Etichetta: Vertigo
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