Gli Headline sono una buona band francese di metal raffinato e a tratti progressivo, in bilico tra melodie e preziosismi di queensrychiana memoria e cambi di tempo alla Dream Theater. Chitarre massicciamente presenti, tastiere relegate in secondo piano (ed usate con parsimonia ed intelligenza), sezione ritmica sempre puntuale e precisa, atmosfere di perenne tensione: queste le caratteristiche principali del gruppo. Ma quello che risalta in modo maggiore e' ovviamente la bella voce della singer Sylvie Grare, ispirata chiaramente alla drammaticita' e al lirismo del Geoff Tate di "Operation:mindcrime". Questo "Voices of presence" dimostra principalmente un paio di cose: la prima e' che gli Headline (probabilmente un gruppo ancora giovane) devono acquistare ancora una loro personalita' e costruirsi uno stile proprio (che consenta loro di allontanarsi dai modelli), la seconda e' che, nonostante tutto, sono gia' in grado di scrivere pezzi discreti e coinvolgenti. Da sentire il brano di apertura, quella "The call" ricca di pathos e passionalita' (che a me personalmente ricorda qualcosa da "One hour by the concrete lake" dei grandissimi Pain of Salvation) che non puo' che stupire in modo positivo, dotata di un ritornello piacevole e cantata con grande teatralita' da Sylvie. L'assolo di chitarra, inoltre, e' decisamente ispirato e ben fatto. Altri brani da segnalare sono la lunga e progressiva "Trilogy" (divisa in tre parti), forse il picco qualitativo del disco, che fonde assieme parti acustiche e folk-oriented, momenti orchestrali, delicate e cupe parti vocali, chitarre fragorose,musica lirica e una certa malinconia alla "Suite sister mary"; "Last will", con le sue brucianti accelerazioni, e "Seven", oscura nelle melodie ma trascinante e dirompente nel suo incedere (e piu' ricercata negli arrangiamenti). L'ariosa semi-ballad "Never enough", introdotta da note di piano e ricca di originalissimi cori e di prelibatezze orchestrali, potrebbe ammaliare piu' di un ascoltatore, mentre la conclusiva "Awaken dream" e' un crescendo sonoro altamente emozionante, con Sylvie che fa giungere la sua voce fino al cuore per un altro gran bel pezzo, peraltro arrangiato con grande gusto (quel pianoforte!!), dinamico e relativamente orecchiabile.
Concludo sottolineando ancora una volta la bonta' di "Voices of presence", un buon disco che piacera' sicuramente agli amanti del metal piu' ricercato e progressivo (i fan di Ryche e Dream Theater potrebbero adorarlo). Manca l'originalita', manca un pizzico di personalita', ma le canzoni e il songwriting ci sono. Headline, un gruppo da tenere d'occhio.