HANDFUL OF HATE - hierarchy
Luglio 2000
Part #2
I lucchesi Handful of hate sono finalmente tornati fra di noi, dopo il loro ottimo debutto, e con loro hanno portato la malvagita' e la furia assassina che li caratterizza. Il loro nuovo album, "Hierarchy 1999" e' un concentrato di blasfemia a non finire, e anche se gli si puo' paragonare ai padri putativi di questo genere, ovvero i Marduk, va detto che gli Handful of hate sono riusciti a costruire un proprio stile che li rende facilmente riconoscibili. E questo disco ne e' la prova, infatti nonostante sia costituito da brani tutti molto veloci, non mancano parti piu' ragionate, che sono leggermente piu' lente ma mantengono lo stesso feeling oscuro e inquietante che pervade il disco. "Hierarchy 1999" si apre con una delle canzoni piu' violente e intransigenti che gli Handful of hate abbiano mai scritto, ovvero "The XI wings of death". Una canzone questa che ben riassume lo stile del gruppo, con riff veloci e taglienti e un drumming notevolmente sostenuto, inoltre la voce del cantante Nicola, sembra davvero provenire dal piu' profondo degli inferi, sprigionando un feeling davvero malvagio da far raggelare il corpo. Sullo stesso piano si collocano "Disparity" e "Fleshcrawling Blasphemy", song dall'impatto notevole e immediato che fanno comprendere in pieno quelle che sono le intenzioni del gruppo, ovvero annientare le nostre misere esistenze con la violenza delle loro canzoni. Davvero buona la produzione che mette in risalto ogni singolo strumento, rendendo piacevole l'ascolto. Degna di attenzione risulta essere "Fleshcrawling Blasphemy", una delle canzoni che piu' ho apprezzato del disco, davvero intensa e coinvolgente nella sua breve durata. Segue subito dopo "Stiffed into Extremism" e come sempre ci troviamo di fronte ad un concentrato di pura violenza , con delle parti piu' lente che non fanno altro che intensificare le parti piu' estreme.
Va inoltre sottolineata la grande prova offerta dai due axeman in questa occasione, creando trame chitarristiche che prendono immediatamente l'attenzione dell'ascoltatore. A questo punto arriva il momento di quello che considero il "must" dell'album, ovvero "The slaughter of the Slave-Gods". La canzone piu' coinvolgente, il manifesto dell'efferratezza sonora del gruppo e non solo a livello musicale ma anche a concettuale. Devastanti accelerazioni si susseguono a parti piu' lente e oscure, con il devastante drumming di Gionata posto ben in evidenza. Le segue "Scars of Damnation" un'altra fra le canzoni migliori, che come sempre si presenta con una velocita' compositiva senza eguali. Quindi il disco scorre via senza grossi sussulti fino ad arrivare a "Submission (The Fine Art of Sodom) e alla conclusiva, devastante "The Rise of Abomination". Con "Submission" ci troviamo di fronte ad una song inquietante, basata su di un mid-tempo e che trova nello screaming del cantante il suo fulcro. Non mancano comunque piacevoli sorprese come la accelerazione finale, che ci annuncia l'arrivo di "The Rise of Abomination" degna conclusione di un disco strabordante convinzione e cattiveria.

VOTO: 1/1
TonyEvol
INFO:
Anno: 1999
Etichetta: Northern Darkness Rcs
Durata: 33.12 minuti
Contatti: Handful of hate, c/o Nicola Bianchi, c.p. 7, 55054 Massarosa (LU), Italy
Homepage: http://handfulofhate.cjb.net/
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