Che Andi avesse una voce calda e coinvolgente lo sapevamo da moltissimo tempo, quello che mancava a completare il quadro era il riconoscimento della sua abilita' di artista. Confesso di essermi perso il primo album solista e la colpa deve essere alquanto grave a giudicare da questo secondo...
Siamo distanti dagli Helloween, come e' giustissimo in tempi di clonazione industriale, ma la cosa piu' coraggiosa e' che siamo anche distanti dall'heavy metal! Questo "Done by mirrors" (ma il titolo e' proprio infelice: "Done with mirrors" fu l'album della rinascita degli Aerosmith) e' composto da undici tracce calde, intense, moderne e assolutamente Rock. La qualita' resta altissima per tutta la durata del disco, e la voce di Deris riesce a incantare, stupire e anche commuovere; la band non e' pero' da meno e scopriamo cosi' in Gisbert Royder un buonissimo bassista e in Ralph Mason un batterista vario e coinvolgente. Come tutte le uscite migliori degli ultimi tempi anche questa guarda senza troppi timori al futuro senza nemmeno dimenticare il passato, e che siano ancora una volta gli anni settanta l'ariete con cui sfondare l'ingresso nel duemila e' chiaro fin dalla prima canzone: "Let your love fly free" e' intensa e trascinante e nonostante la voce filtrata e altri accorgimenti di questi anni ha quel sapore terribilmente umano che avevano tutte le produzioni di venti e passa anni fa. C'e' da dire che il ritornello diventa presto un' ossessione, e il piacere di ritrovarsi a canticchiarlo nei momenti piu' impensati e' sempre gradevole. E' in ogni caso difficilissimo selezionare i pezzi migliori: ci sono tracce dal groove impressionante ("Dangerous"), alcune intense e d'atmosfera ("Free") altre strane, con effetti di batteria e di voce a dir poco particolari ("Patient"). C'e' un brano piu' tirato e diretto ("Back again") e la conclusiva, meravigliosa ballad "Child of my fear": basso quasi ossessivo, una chitarra acustica e (manco a dirlo) una voce intensissima sopra. Niente melodie dolcissime o cose del genere ma una intensita' da pelle d'oca che fa da contrappunto ad un testo non banale. Parlare delle liriche di questo cd poi e' cosa doverosa, sono infatti molto curate e dimostrano volonta' di dire qualcosa, magari di importante. Sono tutte incentrate sull'uomo e sulla sua natura, e cercano di esplorarne sia i lati migliori che quelli piu' maligni. Ecco quindi che accanto all'iniziale invito (molto cristiano) a gioire ed essere felici troviamo una divertita ammissione di colpa, una dichiarazione d' amore, chi ha dei rimorsi e chi non ne ha. Non sempre viene centrato l' obiettivo secondo me, ma il progetto era decisamente ambizioso.
In definitiva un album teso fra cambi di registro repentini, dove Deris da' prova di espressivita' ad ogni svolta. Non troverete brani tirati, la "killer song" pare proprio non interessare la band, ma piuttosto tonnellate di classe e di maestria condite da liriche non banali. Cosa chiedere di piu' da uno dei migliori cantanti oggi in circolazione?