BLAZE - silicon messiah
Maggio 2000
La rivincita dell'escluso! Cacciato dagli Iron Maiden, additato da critica e fan come l'unico responsabile della crisi creativa in cui Steve Harris & C. si sono andati a cacciare con i mediocri ultimi due platter, Mr. "Blaze" Bayley Cook torna sulle scene con una nuova band (Blaze, appunto) e si toglie la soddisfazione di realizzare un grande disco di heavy metal, che rende finalmente giustizia alle sue sottovalutate capacita' di vocalist. Un signor album, questo 'Silicon Messiah', che spazza via sia quanto fatto dallo stesso Blaze con la Vergine di Ferro, sia quanto lasciato intravedere finora dai Maiden del prossimo 'Brave New World': se anche voi siete rimasti delusi dalla scialba e scopiazzata 'Wicker Man' e dalla sconfortante titletrack, potreste trovare in questo nuovo Blaze (come gia' in passato nei dischi solisti di Bruce) il disco che vi tirera' su il morale. Grandi canzoni, un sound moderno e coinvolgente (con dei bei chitarroni pesanti) e un cantante che magari non sara' un mostro di tecnica, ma dimostra di sapere fare davvero bene il suo mestiere, soprattutto dal punto di vista emozionale. Sin dall'opener 'Ghost In The Machine' (dal grande refrain, che vi restera' in testa per parecchio tempo) la band mette in mostra tutte le sue intenzioni: metallo pesante di quello vero, radicato nella tradizione ma con un occhio al futuro (come dimostrano le sonorita' cupe e moderne portate dal producer Andy Sneap), suonato da un gruppo di musicisti giovani e sconosciuti, ma affamati di gloria e capaci di una prova di vera classe. I primi tre pezzi formano un concept di chiaro stampo cyberpunk, e oltre alla gia' citata opener brilla l'oscura e cadenzata titletrack (c'e' da dire che la melodia iniziale e' ripresa addirittura da 'Disciples Of Hell' di Malmsteen, ma devo dire che mi piace molto di piu' con questo arrangiamento tetro e angosciato, quindi non mi lamento certo). Il platter si mantiene poi su ottimi standard, e tende a farsi a tratti un po' piu' maideniano: di questa fase centrale mi piace segnalare la sofferta 'The Hunger', con un Blaze sorprendentemente da brivido nelle parti lente, e la veloce Identity, davvero trascinante nell'interpretazione vocale. Il finale e' affidato a un altro bel mini-concept di tre canzoni, questa volta dedicato al tema fantascientifico classico della solitudine dell'esploratore spaziale. E indubbiamente si tratta di un ottimo suggello ad un album che magari non sara' un capolavoro, ma che si staglia nettamente sopra la media della mediocre serie di proposte che negli ultimi anni hanno rischiato seriamente di infangare il nome dell'heavy metal classicamente inteso.
'Silicon Messiah' e' la dimostrazione del fatto che anche i "perdenti" possono prendersi delle belle rivincite, e fa un po' di Blaze il Paperino che, per una volta, riesce ad assestare un bel calcio nel di dietro del ricco ziastro. Indubbiamente una bella soddisfazione!

VOTO: 1/1
Purple74
INFO:
Anno: 2000
Etichetta: SPV
Durata: 52.06 minuti
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