Se i Mayhem e i Dark Throne sono di diritto i padri indiscussi del black
metal, i Bathory ne sono i piu' illustri progenitori, quelli che hanno
indicato a questo genere la strada da seguire. Gia' nel loro omonimo debutto
avevano evidenziato un sound grezzo, oscuro e potente, ma e' con il terzo
full-lenght che Quorthon raggiunge l'apice compositivo. Era il 1986, un anno
in cui il thrash viveva il suo periodo aureo, anno in cui uscirono dischi
uno piu' bello dell'altro, e fra questi Under The Sign of the Black Mark. Il
disco si apre con l'intro "Nocturnal Obeisance", che nella sua durata di circa un
minuto, immerge l'ascoltatore nell'atmosfera inquietante delle desolate
lande scandinave. Una song caratterizzata da ululati ventosi e da cupi e strani
rumori. L'intro sfocia in seguito nella devastante "Massacre", song dal
titolo eloquente e davvero infernale, che colpisce in faccia senza pieta' con i
suoi riff pesanti e oscuri e con una doppia cassa che viaggia a velocita' folli.
Sul disco inoltre e' presente una delle canzoni piu' rappresentative dei
Bathory ed anche piuttosto conosciuta dal pubblico, quella "Woman of Dark
Desires" dedicata alla contessa Elizabeth Bathory. Anche questa canzone e'
tirata e veloce e trova il suo apice nel bellissimo chorus. In questa song
e' presente inoltre, uno stupendo assolo, riconducibile alla Bay Area, e
accompagnato dalla onnipresente doppia cassa. Miscela questa che lo rende
davvero entusiasmante. Piu' darkeggiante e' invece "Call from the grave",
song che si basa su uno stupendo mid tempo, con Quorthon che offre una delle
sue migliori prestazioni vocali. Anche in questa canzone e' presente un
bell'assolo, dal sapore vagamente oscuro ed epico. Dopo le inquietanti note
di "Call from the grave" e' il turno di "Equimanthorn", una canzone davvero
malvagia, aperta dalle urla dilanianti di Quorthon, che con dei riff grezzi
e oscuri e con una batteria veloce e precisa, fa in modo da rendere
l'atmosfera di questa canzone davvero pesante. Nuovo mid tempo invece con "Enter the
eternal fire", la canzone piu' elaborata del disco, con riff epici e potenti. Anche
la voce di Quorthon sembra cambiata e segue il mood del brano. Le lyrics di
questa canzone sono un altro elemento interessante, dato che precedono tutto il
filone black che sta per nascere e che trovera' l'ampio successo commerciale nei
90's.
Nel testo Quorthon parla di come per ricevere anni di goduria, ricchezza e
vittorie, decida di stipulare un patto. Ora pero', e' giunto il momento di
corrispondere il prezzo di questo patto.....quindi viene costretto a consegnare la sua
anima, che brucera' nelle fiamme eterne, o meglio come scrive lo stesso Quorthon,
"The flame slowly eat my soul"....
Segue "Chariots of fire", che inizia con una piccola intro, subito
squarciata dalle chitarre distorte e dalla voce di Quorthon. In questa song ritorniamo
su velocita' folli e l'ascoltatore non puo' fare altro che soccombere di
fronte a tanta potenza. Dopo una song violenta come "Chariots.." troviamo la
morbosa "13 Candles", song oscura e anch'essa basata su di un mid tempo. Questa
canzone narra, invece, della nascita di un bimbo, il figlio di Satana, e tutti gli
inferi sono in festa per la nascita di colui che portera' alla vittoria le creature
del male. La conclusiva "Of Doom...." riprende le ritmiche serrate e veloci, con
la doppia cassa che spadroneggia e le urla infernali di Quorthon che ringrazia tutti
coloro che ascoltano i Bathory e li chiama tutti a raccolta e uniti sotto la luce di
una tenebrosa luna. E mentre pensate che sia tutto finito e che la vostra agonia sia
giunta al termine, vi sbagliate, dato che arriva un piccola ghost track ad avvolgerci
con la sua plumbea atmosfera nell'eterno oblio.
Ora non possiamo fare altro che attendere il ritorno di sua maesta'
Quorthon, con un disco, Detroyer of the world, piu' volte rimandato ma che senza dubbio sara'
un nuovo entusiasmante capitolo di una leggenda vivente.